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Free the nipple

Meta potrebbe rivedere la policy sui capezzoli

  • 30 January 2023, 10:26
  • 14 September 2023, 07:01
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Miley Cyrus - Free The Nipples, 2015

Miley Cyrus, Instagram 2015

Di: Emanuela Musto

Sono anni che sui social si discute della censura di fotografie che ritraggono "aureole" femminili. L’approccio è contestabile, perché questo tipo di contenuti sono sempre stati tolti automaticamente, mentre le immagini che ritraevano torsi maschili venivano lasciate nel feed.
Più di un decennio dopo la nascita del movimento #freethenipple (una crociata storica della attivista e regista americana Lina Esco a sostegno della desessualizzazione del corpo delle donne) e il sit-in davanti alla sede di Facebook, tenuto da madri intente ad allattare, ora il consiglio di sorveglianza di Meta (un gruppo di professori universitari, politici e giornalisti che fanno da consiglieri per ciò che riguarda la moderazione dei contenuti) ha chiesto una revisione delle direttive dell'azienda.

Cosa è accaduto di nuovo
Il caso, che ha condotto all’invito ad un ribaltamento di tali regole, risale ametà gennaio 2023 e fa seguito alla censura da parte degli amministratori di Facebook di due post di un account gestito da una coppia americana transgender e non binaria.
I post mostravano la coppia in topless, ma con i capezzoli coperti, con didascalie che descrivevano l'assistenza sanitaria ai transgender e raccoglievano fondi per un intervento chirurgico di alto livello. Considerata la tematica sensibile e il riscontro negativo a seguito della censura, il comitato consultivo ha raccomandato a Meta di cambiare le norme che regolamentano la nudità in modo che Facebook "sia governato da criteri chiari che rispettino gli standard internazionali sui diritti umani".

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Protesta a Sydney, 2012

Già in passato molti utenti dei social media un po' in tutto il mondo si chiedevano perché i capezzoli femminili destassero un tale scandalo, ma soprattutto perché non ci fossero eguali reazioni per l’analogo maschile. Molte le reazioni, anche da parte di star di Hollywood, influencer e attiviste femministe. Tra queste anche Miley Cyrus che da anni è in prima linea nella denuncia di doppi standard legati alla gestione di immagini che ritraggono capezzoli femminili. Nonostante Meta debba ancora rispondere, si tratta di una piccola vittoria a sostegno di #freethenipple.

Come nasce la campagna #freethenipple
La moderna versione del movimento risale al 2012 in concomitanza con la campagna di lancio del film di Lina Esco “Free the nipple” (uscito nel 2014), basato su eventi realmente accaduti. La filosofia è quella di protestare contro la censura, riappropriarsi del proprio corpo e della propria sessualità e proteggersi dallo sguardo maschile e dalle aggressioni.

Il principio è quello femminista, quindi una richiesta di pari diritti tra i generi, in questo caso al centro dell'attenzione c'è una questione legata al corpo, all'anatomia. Il movimento ha ovviamente trovato terreno fertile sui social proprio perché piattaforme come Instagram e Facebook rimuovono automaticamente le fotografie e minacciano di bloccare gli account. Un approccio problematico che si espande anche alla realtà di persone transgender o non-binarie che non riconoscendosi nel genere femminile trovano le loro fotografie rimosse (proprio come è successo alla coppia in questione) con il messaggio che non importa il percorso che hanno intrapreso e concluso per diventare le persone che sono oggi, perché i loro capezzoli esposti li renderanno sempre donne.

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Protesta a Berlino, 2021

Che si parli di buon costume o di lotte sociali, alla base di movimenti come #freethenipple c’è la richiesta delle donne di non essere più sottoposte ad uno sguardo maschile che le sessualizzi ad ogni costo e che le lasci il potere di vivere il proprio corpo come meglio credono senza doversi mai sentire a disagio o in pericolo. E se non è una richiesta di libertà questa.

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