Otto morti, fra cui l’attentatore, e otto feriti dei quali due versano in gravi condizioni: è questo il bilancio definitivo della sparatoria avvenuta ieri sera, giovedì, nei locali di una congregazione di testimoni di Geova ad Amburgo. Anche una donna incinta al settimo mese è rimasta uccisa e per questo tra le vittime è stato conteggiato anche il bambino che portava in grembo e che è stato colpito dai proiettili.
L’autore, ha dichiarato la polizia venerdì mattina durante una conferenza stampa, è un uomo di 35 anni, dipendente di un centro commerciale, e che gli inquirenti ritengono fosse un ex membro dei testimoni di Geova. Si è ucciso utilizzando l’arma impiegata nell’attacco ma l’intervento tempestivo di agenti e squadre speciali, è stato spiegato durante l'incontro con i giornalisti, “ha permesso di salvare la vita ad altre persone”: almeno altre 20 erano infatti presenti nel tempio ieri sera e sono state tratte in salvo dagli agenti.

Durante la conferenza stampa
Possedeva legalmente una pistola
Le autorità hanno inoltre aggiunto che è probabile che l’aggressore soffrisse di problemi mentali. I motivi concreti alla base del gesto non sono ancora chiari, ma si esclude che l’attentato avesse una matrice politica o ideologica. L’uomo non era mai finito nel radar dell’antiterrorismo; possedeva legalmente una pistola semiautomatica ed è entrato nei locali della congregazione forzando la porta d’ingresso dell’edificio.
Il cancelliere Olaf Schlz, ex sindaco della seconda città più grande della Germania, ha definito l’attacco “un brutale atto di violenza”. Il ministro degli interni della città-Stato, Andy Grote, ha per parte sua dichiarato che “una furia di questa portata non l’avevo mai vista: è il peggiore crimine della storia recente della città”.

Amburgo piange le vittime della strage
Telegiornale 10.03.2023, 20:00