“Finiremo il lavoro a Gaza, il più velocemente possibile”. Ignorando la condanna della comunità internazionale, il premier israeliano Benjamin Netanyahu sfida il mondo con toni bellicosi nel suo intervento di 40 minuti all’Assemblea generale dell’ONU in una sala semideserta, visto che più di 100 diplomatici di oltre 50 Paesi - non solo quelli con popolazione a maggioranza islamica - hanno abbandonato l’aula al suo arrivo.
Delegati ONU lasciano la sala prima del discorso di Netanyahu
RSI Info 26.09.2025, 15:43
Frattanto, fuori dal Palazzo di Vetro a New York, a Times Square, davanti all’hotel dove alloggia il premier, centinaia di manifestanti hanno marciato e protestato, chiedendo il suo arresto per crimini di guerra. “Stop aiuti a Israele”, “Basta affamare Gaza”, “Free Palestine”, hanno gridato i manifestanti mentre alcuni di loro sono stati arrestati.

New York, manifestazioni a favore della Palestina e contro la presenza del premier israeliano Benjamin Netanyahu all’ONU
RSI Info 27.09.2025, 09:21
Negato il genocidio e la fame a Gaza
Netanyahu ha atteso impassibile che finissero le contestazioni e i richiami all’ordine. Poi ha iniziato il suo durissimo discorso, attaccando le Nazioni che nei giorni scorsi hanno riconosciuto lo Stato palestinese, negando genocidio e fame a Gaza e lanciando un ultimatum ad Hamas per la liberazione degli ostaggi e il disarmo. Nel suo discorso, trasmesso anche dagli altoparlanti a Gaza e anche sui telefoni dei residenti della Striscia, si è anche rivolto in ebraico direttamente agli ostaggi: “Non vi abbiamo dimenticati, nemmeno per un secondo”.

ONU, le accuse di Netanyahu
Telegiornale 26.09.2025, 20:00
“Vergogna” ai Paesi che riconoscono la Palestina
Israele “deve portare a termine il lavoro e vogliamo farlo il più velocemente possibile”, ha ammonito il premier prima di lanciare un ultimatum ai militanti: “Liberate gli ostaggi ora, e deponete le armi. Se lo farete vivrete, se non lo farete vi daremo la caccia”.
Netanyahu ha attaccato poi i Paesi che hanno riconosciuto lo Stato palestinese: “Una macchia di vergogna che vi accompagnerà”, una decisione che incoraggerà il terrorismo contro gli ebrei, ha tuonato, rivelando inoltre che “molti leader che condannano pubblicamente Israele ci ringraziano a porte chiuse”. Netanyahu ha anche affermato che “dare ai palestinesi uno Stato a un chilometro da Gerusalemme dopo il 7 ottobre è come dare ad al-Qaida uno Stato a un chilometro da New York dopo l’11 settembre”. Aggiungendo che “i palestinesi stessi non credono nella soluzione dei due Stati, non vogliono uno Stato vicino a Israele ma al posto di Israele”, ha accusato.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/mondo/Palestina-s%C3%AC-o-no-Cosa-serve-per-essere-uno-Stato--3136157.html
https://rsi.cue.rsi.ch/info/mondo/Riconoscere-la-Palestina-ecco-cosa-significa--3135182.html
La questione della Cisgiordania
Il premier israeliano non ha invece evocato apertamente l’annessione della Cisgiordania: ne parlerà lunedì alla Casa Bianca con Donald Trump, che ieri però ha già promesso di impedirla e che, mentre l’alleato parlava all’ONU, annunciava un probabile imminente accordo su Gaza.