Conto alla rovescia per la Global Sumud Flotilla che continua a navigare verso la Palestina, verso Gaza, e che si sta avvicinando sempre più - mancano poche ore - alla cosiddetta zona di intercettazione, là dove Israele ha posto il blocco navale e dove il viaggio umanitario potrebbe essere bruscamente interrotto dai militari israeliani.
Marina israeliana pronta ad entrare in azione contro Flotilla
La Marina israeliana si sta preparando per prendere il controllo in alto mare delle oltre 50 imbarcazioni della Flotilla che sono entrate nel raggio di intercettazione dell’esercito. All’azione prende parte anche l’unità speciale Shayetet 13, per la presa delle navi. Lo riferiscono fonti militari alla tv pubblica KAN. La Marina prevede di trasferire gli attivisti su una grande nave militare e di rimorchiare le imbarcazioni verso il porto di Ashdod, con la possibilità che alcune vengano affondate in mare. Israele non intende permettere alla flottiglia di entrare nelle acque della Striscia di Gaza. Mentre la Marina si prepara a prendere il controllo della flottiglia, nell’esercito e nei vertici della Difesa israeliani si temono scontri e un possibile incidente durante l’operazione di presa che potrebbe provocare un’escalation, riferiscono ancora fonti militari.
Yassine Lafram, presidente UCOII: tra stanotte e domani saremo intercettati
In un video di aggiornamento, Yassine Lafram presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII), a bordo della barca Karma, della Global Sumud Flotilla, ha spiegato di trovarsi “a circa 200 miglia dalla striscia di Gaza, quindi due o tre giorni di navigazione. Siamo nel pieno delle acque internazionali tra la Grecia e la Turchia. Molto probabilmente questa notte o quella di domani saremo intercettati dall’esercito israeliano”. “Sarebbe un atto di pirateria, un sequestro di persona che viola ogni legge del diritto internazionale - sottolinea Yassine Lafram - . Siamo convinti di continuare quella che è la nostra missione per rompere l’assedio imposto a tutta la Striscia di Gaza e portare aiuti umanitari. Nonostante le minacce che continuano ad arrivare, la Global Sumud Flotilla vuole completare la propria missione, una missione pacifica, non violenta, una missione di sumud, di resistenza passiva”. “È importante il sostegno di tutti quelli che continuano a seguire e a mobilitarsi per la Global Sumud Flotilla, che vuole continuare a tenere l’attenzione su quello che è il genocidio che si sta consumando a Gaza”, aggiunge il presidente delle comunità islamiche.
Dalla fregata “Alpino” primo alert alla Flotilla, a 180 miglia da Gaza
La fregata “Alpino” della marina militare italiana sarà disponibile ad accogliere ogni persona che manifesti la volontà di trasferirsi a bordo. Lo rende noto lo Stato Maggiore della Difesa. L’ultimo avviso, e dunque l’ultima occasione di salire sulla fregata, sarà domani (martedì 1 ottobre) al raggiungimento delle 150 miglia nautiche dalle coste di Gaza, dove la nave militare si fermerà e rimarrà a disposizione per eventuali interventi di assistenza e soccorso. Tale limite sarà raggiunto prevedibilmente alle 2.00 di notte. Nel frattempo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha rinnovato l’appello alla Flotilla: “affinché prendano atto di ciò che sta accadendo e affinché utilizzino una delle soluzioni alternative prospettate da più parti, in primis il Patriarcato della Chiesa cattolica, negli ultimi giorni, per far arrivare gli aiuti”.
Ieri (lunedì), lo ricordiamo è stato presentato il piano di pace in 20 punti elaborato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e accettato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Simona Moscardelli, Movimento italiano per Gaza: “Ci aspettiamo di essere protetti e anzi invitiamo altri Paesi a darci supporto”
Intanto martedì mattina a Roma c’è stata la conferenza stampa della sezione italiana del Global Movement To Gaza, che ha aggiornato la situazione proprio a poche ore (si stima) dall’arrivo della Flotilla nelle acque presidiate dall’esercito israeliano. La corrispondente di SEIDISERA della RSI, Francesca Torrani, ha intervistato Simona Moscardelli del Movimento italiano per Gaza e le ha chiesto se il piano di pace dichiarato da Trump fermerà o modificherà il viaggio in mare della flottiglia. “Non abbiamo discusso di questo, è successo stanotte. Ci sembra che questo piano abbia tante mancanze. Innanzitutto non c’è una voce palestinese seria. Non si dà soprattutto ai palestinesi la possibilità di autodeterminarsi ma abbiamo sempre questo approccio coloniale in cui noi dobbiamo andare a gestire i loro Paesi”.
Dunque le 46 barche, tra cui 5 svizzere (una di queste è ticinese), proseguiranno la loro rotta. Avvicinandosi il momento dell’arrivo della flottiglia in zona di intercettazione o di blocco navale, si apre il capitolo sicurezza. Le tre navi della Marina inviate da Italia e da Spagna, poi si è unita anche una nave turca, non hanno evidentemente scopi militari ma di supporto umanitario e non supereranno la famosa distanza delle 120 miglia nautiche, ossia circa 200 chilometri stabiliti come linea da non oltrepassare.
Vale la pena ricordare che il blocco navale su Gaza da parte di Israele non è una novità. Lo ha dichiarato nel 2009 durante l’operazione che ha chiamato “Piombo Fuso” e che aveva l’obiettivo di limitare la capacità di Hamas di introdurre clandestinamente armi e materiale bellico nella Striscia di Gaza. E poi, dopo il 7 ottobre 2023, ha vietato ogni navigazione, pescherecci inclusi, proprio in quell’area che adesso la flottiglia si appresta a varcare. “Ci aspettiamo di essere protetti e anzi invitiamo altri Paesi a darci supporto perché, al momento, ci sono tre navi militari o comunque di tre nazionalità diverse. Però dove sono le navi degli altri Paesi dell’Unione europea, per esempio?”, chiede Simona Moscardelli.
Ore decisive, dunque. Ricordiamo che ci sono stati precedenti anche sanguinosi alla rottura del blocco navale israeliano, in particolare nel 2010 (l’assalto alla Mavi Marmara con 9 morti) e da qui sono nate anche le sessioni preparatorie a quest’ultima partenza, dove la parola assoluta è stata: pacifismo. Se i volontari verranno attaccati dall’esercito israeliano terranno le mani in alto.
E da terra, dall’Italia, si sta organizzando la risposta (conferenza stampa e sciopero generale) all’eventuale attacco israeliano alla flottiglia. “Se l’attacco avverrà di notte, come è successo nelle altre occasioni, il giorno zero sarà la mattina dopo, quindi il giorno successivo all’attacco - sottolinea Moscardelli -. Noi faremo una conferenza stampa alla Camera e al Senato e durante il giorno zero ci sarà il tempo perché i sindacati proclamino lo sciopero generale, che avverrà il giorno uno, cioè un giorno e mezzo dopo l’attacco. Ci sarà sciopero generale. Quindi ci aspettiamo una replica, se non anche più grande, di quello che è successo il 22 settembre in tutta Italia”.