In Emilia Romagna si attende con apprensione il responso delle urne di domenica. Terra di forti passioni politiche, spesso di segno opposto, dove nel tempo si sono alternati braccia tese e pugni chiusi, la regione è conosciuta anche come la roccaforte “rossa” d’Italia. Dal 1970 ad oggi, cioé da quando sono state istituite le regioni, è stata governata ininterrottamente dalla sinistra, finendo per diventare, nella narrazione collettiva, l’esempio di un buon Governo capace di mettere insieme ideologia politica e pragmatismo, e di farli funzionare come gli ingranaggi di uno stesso motore.
NOT 10.00 del 26.01.2020 Italia, urne aperte
RSI Info 26.01.2020, 11:12
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Terra ricca, con una crescita economica tra le più alte del Paese, l’Emilia Romagna, negli anni della crisi e delle speculazioni finanziare ha potuto contare sulla sua economia reale, fatta di aziende metalmeccaniche, agricoltura e cultura cooperativa (quest’ultima spesso criticata dalle opposizioni per l’eccessiva vicinanza al potere politico).
Tuttavia, che il ritratto monocolore della regione “rossa” si stesse sbiadendo, era noto da qualche tempo. I primi segnali di cambiamento sono arrivati dalle città. Nel 1999, Bologna ha eletto il “sindaco macellaio” Giorgio Guazzaloca, che ha guidato la prima (e unica) giunta di centrodestra della città. Nel 2012, a Parma è stato eletto il primo sindaco del Movimento 5 stelle in Italia, Federico Pizzarotti. Nel 2019, la Lega ha conquistato il suo primo grande centro emiliano-romagnolo: Ferrara, con il candidato Alan Fabbri.
Ma più che nei grandi centri, la partita di domenica si gioca nelle periferie e nelle località più remote, tra la pianura e l’Appennino. È qui che i due principali candidati, Stefano Bonaccini, presidente uscente in quota PD, e Lucia Borgonzoni, candidata della Lega sostenuta da Matteo Salvini, hanno concentrato buona parte degli sforzi della campagna elettorale, andando a cercare gli indecisi e a incontrare gli scontenti.
Difficile dire dove penderà l’ago della bilancia. Quel che è certo è che domenica si scriverà una pagina diversa rispetto a quella delle ultime elezioni regionali del 2014, quando il PD aveva incassato il 44,5% e la Lega Nord il 19,4%. Quali saranno, poi, gli effetti di questi risultati sul Governo nazionale, sarà tutto da calcolare.
Elena Boromeo