La motivazione del Nobel per l’economia - conferito quest’anno all’israelo-americano Joel Mokyr, al francese Philippe Aghion e al canadese Peter Howitt - è da ricondurre alle dinamiche dell’innovazione. Più precisamente “a due modi molto diversi, ma in realtà molto convergenti” di analizzare questo tema, cogliendo soprattutto “come l’innovazione possa favorire una crescita possibilmente anche stabile per la nostra società”, ha commentato ai microfoni del Radiogiornale Barbara Antonioli Mantegazzini, professoressa ordinaria di economia pubblica alla SUPSI.
Barbara Antonioli Mantegazzini, economista, è professoressa ordinaria presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
C’è quindi la “visione dello storico”, rappresentata da Mokyr, con un’analisi nel tempo di quelle che sono state le ragioni alla base di un’innovazione che “non va mai data per scontata”. Il progresso tecnologico non interviene infatti in modo naturale, ma laddove ci sono condizioni favorevoli, come ad esempio la circolazione delle idee dove “il potere è diffuso e non accentrato” e viene così “incoraggiata la curiosità”. Aghion e Howitt hanno invece fornito “una modellizzazione matematica” di quanto succede quando si mette in campo l’innovazione tecnologica. Tenendo conto, soprattutto, del fatto che se ogni idea induce progresso, genera anche “una sorta di distruzione creatrice”, mettendo ad esempio in crisi “delle aziende che sono già operative sul mercato”.

Il Nobel per l'economia
Telegiornale 13.10.2025, 12:30
Aghion ha in questo senso chiamato in causa l’intelligenza artificiale (IA) e la transizione energetica “come fenomeni che hanno sicuramente un potenziale enorme” per la crescita della società, ma con i quali “bisogna riconciliare quelli che sono gli interessi diversi”, sia a livello sociale, sia a livello economico. L’innovazione va quindi intesa come “un progetto sociale”, in funzione del quale “non bisogna lasciare indietro nessuno”. Si tratta infatti di “mettere d’accordo gli interessi” di quegli attori che, in un dato momento, potrebbero anche trovarsi penalizzati da queste innovazioni “molto, molto forti”, conclude l’esperta.