L'India ha tirato fuori gli artigli contro la superpotenza alleata degli Stati Uniti accusata di aver umiliato la vice console indiana Devyani Khobragade che la scorsa settimana era stata arrestata dalla polizia di New York per sfruttamento della domestica. Secondo le carte depositate in tribunale, la diplomatica aveva presentato documenti falsi al dipartimento di Stato americano, dicendo che pagava la babysitter 4'500 dollari al mese, mentre in realtà lo stipendio era solo di 573 dollari, ben al di sotto del minimo stabilito dalle leggi statunitensi.
Con una mossa senza precedenti, le autorità indiane hanno imposto oggi, mercoledì, una serie di dure ritorsioni contro Washington ritirando alcuni privilegi concessi ai diplomatici americani. In particolare, hanno chiesto di consegnare il tesserino di identità che concede dei benefici esclusivi, come quello di entrare negli aeroporti, saltare le code o importare merci in duty-free, come vino e alcolici, per le famiglie dei diplomatici. Tra le misure più eclatanti e visibili c'è stata anche la rimozione di pesanti barriere in cemento davanti agli ingressi dell'ambasciata statunitense piazzate per ragioni di sicurezza dopo le stragi di Mumbai del 2008.
La donna era stata portata via in manette dalla polizia davanti alla scuola dei suoi due figli, sottoposta a una perquisizione corporale, e messa in una cella con dei delinquenti comuni. La diplomatica aveva poi pagato una cauzione di oltre 250’000 dollari per ottenere la libertà provvisoria.
“L'India non può essere trattata come una repubblica delle banane” ha tuonato il ministro degli Affari parlamentari, Kamal Nath che ha chiesto a Washington “scuse incondizionate”. Washington ha però respinto le accuse affermando che la detenzione è legittima e che l'immunità è limitata ai reati compiuti nello svolgimento delle funzioni consolari.
ATS/SC