Svizzera e Italia hanno firmato questo venerdì mattina un accordo per la realizzazione di progetti in ambito migratorio. La Confederazione ha stanziato 20 milioni di franchi per alloggi e assistenza in Italia dei richiedenti l’asilo minorenni non accompagnati. Il tutto nell’ambito del secondo contributo elvetico alla coesione UE.
L’accordo è stato siglato al Viminale, sede del Ministero italiano degli interni. Per la Confederazione era presente la segretaria di Stato della SEM Christine Schraner Burgener, per l’Italia la capa di gabinetto dell’Interno Maria Teresa Sempreviva.
Focus su miglioramento delle strutture e dei servizi d’accompagnamento
Questo contributo è importante soprattutto per due motivi: i migranti minorenni non accompagnati sono in aumento e molte strutture sono in condizioni di degrado e senza servizi di accompagnamento psicologico o formazione, come mostrato da alcune inchieste giornalistiche.
Non sono ancora stati definiti con precisione i progetti nei quali saranno investiti questi soldi, spiega Schraner Burgener, ma si concentreranno “sulle infrastrutture d’accoglienza, al loro miglioramento, così come ai servizi di accompagnamento, come quello psicologico”.
“Se riusciamo a contenere il numero degli arrivi in Svizzera è una cosa positiva”
Nonostante ciò, creare nuove sistemazioni per minori non accompagnati in Italia non è una strategia di esternalizzazione della Confederazione per limitare i movimenti secondari? Schraner Burgener risponde che “è evidente che il contributo a questi progetti va anche a beneficio della Svizzera. È una situazione win-win. Da un lato aiutiamo un Paese confinante molto sollecitato dai flussi migratori, dall’altro limitiamo la migrazione secondaria che tocca da vicino il nostro Paese. Insomma, se riusciamo a contenere il numero degli arrivi in Svizzera è una cosa positiva”.
Il “modello Ruanda” non piace, “meglio aiutare i Paesi da cui le persone vogliono emigrare”
In Europa, riguardo alla esternalizzazione dei flussi migratori, si spinge sul cosiddetto modello Ruanda. Quest’ultimo, non convince Schraner Burgener: “Personalmente lo trovo problematico, perché esternalizzando si delegano compiti gravosi e grandi responsabilità a Paesi già provati dai flussi migratori. Spesso scordiamo che l’Africa è sotto grande pressione”. Dunque “non è portando in Paesi terzi delle persone che il problema si risolve. Al contrario, la sola via è quella di aiutare i Paesi da cui le persone vogliono emigrare”.

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