Un progetto avanzato, due in fase embrionale. Qualcosa si muove - in Ticino - nell'ambito della rivalorizzazione degli edifici industriali dismessi, per la quale il Gran Consiglio aveva approvato un anno fa un fondo da 10 milioni di franchi. Castel San Pietro ha deciso di investire sulla ex Diantus Watch, che il Municipio vuole sottrarre a possibili speculazioni edilizie. "È stata un'azienda che ci ha portato molto successo, oggi ci piacerebbe creare un centro dove giovani artisti e professionisti possano sviluppare le loro idee", racconta la sindaca Alessia Ponti. Il Comune ha già ricevuto un preavviso positivo dall'ente regionale di sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio e attende ora di sapere dal Cantone se soddisfa i criteri per accedere al citato fondo. È un progetto che si aggira nel complesso sui 4 milioni di franchi.
A uno stadio preliminare si trovano altre due iniziative (e relative discussioni con le autorità), sostenute dall'ente regionale del Bellinzonese e Valli: il primo stabile è quello della ex vetreria di Lodrino, che si vorrebbe trasformare in un "centro multifunzionale per eventi e manifestazioni", spiega il presidente Manuel Cereda. A Faido si ipotizza invece di destinare l'ex Galvanica "al settore turistico del pernottamento, in sinergia con altre attività previste sul territorio del comune".
Tre progetti soltanto, dunque, ma "non sono deluso, anche se vedo ancora un grande margine di opportunità", afferma Nicola Pini, che con due atti parlamentari aveva fatto luce su questa realtà e dato l'impulso per il credito. "È uno strumento che gode di un'ampia condivisione politica (...) ma che ha una certa macchinosità nella sua applicazione, voluta per evitare abusi e buchi nell'acqua", riconosce, dicendosi convinto che "altri progetti potranno partire, anche se è meglio averne pochi ma fatti bene e con ampi benefici che partire in quarta e poi non concludere". In questa fase, segnata dalla crisi dovuta alla pandemia, "una certa prudenza è comprensibile", afferma, ma allo stesso c'è "una maggiore urgenza di rivitalizzazione delle aree dismesse per rilanciare l'economia, l'occupazione e la voglia di futuro, anche dal lato psicologico".
CSI 18.00 del 30.01.21: L'intervista di Francesca Calcagno all'architetto Enrico Sassi
RSI New Articles 30.01.2021, 19:00
Contenuto audio
Tre progetti, "tre stabili di glorioso passato industriale ticinese", sottolinea dal canto suo l'architetto Enrico Sassi, che ha realizzato il primo studio sulle aree industriali dismesse in Ticino e sulla loro riconversione. Tre progetti che si muovono nella direzione giusta? "Ogni edificio ha una sua predisposizione, non posso dire giusto o sbagliato", afferma, invitando però a rispettare "la memoria, l'anima", di ogni singolo stabile, citando il recupero del comparto Fornaci a Riva San Vitale dove "si producevano mattoni e tegole" e ora "l'idea è di proporre un'attività di valore aggiunto maggiore ma sempre legata alla produzione di ceramica". E anche il privato, conclude Sassi, può essere "interessato a occupare spazi di valore estetico e storico accresciuto".