Dal Ticino alla Striscia di Gaza ci sono circa 2’700 km. Una distanza che non impedisce all’associazione Almalayika Svizzera, con sede a Lugano, di fornire aiuti agli abitanti del territorio palestinese assediato, dove incombe una carestia. Ai microfoni del Radiogiornale la presidente Houaida Sekri ha spiegato come sia possibile questo aiuto da lontano.
“Noi praticamente compriamo a Gaza, dove purtroppo non ricevono aiuti gratuiti. Tutto quel poco che entra è tutto a pagamento. Con i miei collaboratori seguiamo i prezzi, vediamo cosa c’è nel mercato e quando scendono acquistiamo i prodotti e poi li distribuiamo”.
Almalayika Svizzera finanzia diversi gruppi di operatori sociali palestinesi, maestri, infermieri, che operano sia nel nord che nel sud della Striscia, e che si occupano di distribuire acqua e cibo, di adozioni a distanza e di gestire due scuole.
Il prezzo dei generi alimentari nella Striscia varia tantissimo ed è esorbitante: “In questi giorni - racconta alla RSI Houaida Sekri - sono riuscita a negoziare sul prezzo della farina, che purtroppo costa da 40 a 100 dollari. Sono riuscita ad acquistarne per 12 dollari al chilo. Questo per me è un grande successo”.

Houaida Sekri
La farina, come altri alimenti, viene quindi lavorati e distribuita come cibo alle persone sul posto. “Una nostra collaboratrice sta preparando il pane, poi faranno dei pacchetti e li distribuiranno insieme all’acqua potabile nelle tende. Mi fa male vedere la gente che si ammazza per ricevere il cibo. Non voglio vedere queste immagini”.
La presidente dell’associazione Almalayika Svizzera spiega però che la loro azione è sempre più contrastata. “Il nostro team ieri è stato preso di mira. Sono stati bloccati, non riuscivano a raggiungere il luogo dove preparare il cibo. Stamattina sono sopravvissuti per miracolo a un bombardamento in un punto vicino. Purtroppo l’esercito israeliano usa la fame come un’arma. Prendono di mira tutte le associazioni umanitarie, tutte le persone che vogliono dare un pezzo di pane a questa popolazione”.
Gaza, la cronaca
Nel frattempo, il Regno Unito è pronto a giocare un ruolo di primo piano nell’invio di aiuti a Gaza per via aerea, come recentemente autorizzato da Israele e il riconoscimento dello Stato di Palestina sarà poi un ulteriore passo, ma deve “essere parte di un piano più ampio che alla fine si traduca in una soluzione a due Stati e in una sicurezza duratura per palestinesi e israeliani”. Lo ha affermato il premier britannico Keir Starmer in una intervista al Mirror.