Ticino e Grigioni

Lünen: “AET non contesta addio al carbone ma rivendica equo indennizzo”

La replica del WWF: 85 milioni? Al limite potrebbe chiedere un risarcimento per 3 anni, non per tutto il periodo di vita previsto della centrale. Non rispetta la volontà popolare

  • Ieri, 20:24
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Anni contati per la centrale di Lünen

Il Quotidiano 19.05.2025, 19:00

  • Keystone
Di: Il Quotidiano/Sharon Bernardi 

“AET non contesta l’abbandono del carbone ma rivendica semplicemente un equo indennizzo economico”. Così l’Azienda elettrica ticinese ribatte a 8 ONG attive nella difesa del clima che chiedono all’azienda un passo indietro, in nome della transizione energetica, dopo che AET ha chiesto 85 milioni di euro alla Germania per le perdite della chiusura anticipata della centrale a carbone di Lünen.

La partecipazione ticinese nel carbone tedesco continua dunque a suscitare dibattito, anche adesso che la centrale di Lünen ha gli anni contati, visto che la Germania ha deciso di accantonare questo combustibile fossile. Intanto le ONG ambientaliste svizzere scendono in campo assieme a quelle tedesche.

La centrale a carbone Trianel di Lünen entrò in funzione nel 2014. Grazie a 27 aziende, tra cui AET che detiene il 15% dell’impianto situato nei pressi di Dortmund. Ora il Governo tedesco la vuole spegnere prima del tempo ma AET non ci sta. E’ andata davanti a un tribunale arbitrale.

Dal canto suo Francesco Maggi, coordinatore WWF Svizzera italiana, davanti alle telecamere del Quotidiano della RS sostiene che, da parte di AET, avanzare queste pretese “sembra veramente un tentativo pacchiano di fare cassetta ai danni dei contribuenti tedeschi”.

Ora, grazie ai documenti legati alla causa, si sa che la richiesta di risarcimento è di 85 milioni di euro. Ben lontana dalla ventina investita da AET. E per le otto ONG il rischio è che il Ticino faccia scuola, arrivino altre azioni legali e Berlino faccia retromarcia sul carbone. Ma non è ancora scontato che AET vinca questo arbitrato. “Non è scontato, però sappiamo che questo tribunale è un tribunale privato, che tende a tenere in considerazione le richieste degli investitori e non considera assolutamente tutte quelle che sono le decisioni politiche”, spiega Maggi.

Non è la prima volta che in Ticino si chiede uno stop. Ora però se ne parla anche in Germania, perché tra le otto ONG, c’é anche chi come PowerShift si occupa di transizione energetica.

Su questa richiesta di risarcimento milionario AET ha fatto sapere alla RSI che non intende rilasciare interviste, perché la procedura è ancora in corso. Ha però inviato alla RSI una presa di posizione in cui sostanzialmente dice di non contestare l’abbandono del carbone e di rivendicare semplicemente un equo indennizzo economico.

La presa di posizione di AET

“AET ha partecipato, insieme a 27 aziende municipalizzate, allo sviluppo e alla costruzione della centrale a carbone Trianel di Lünen. L’impianto è entrato in funzione nel 2014 ed è una delle centrali a carbone più moderne ed efficienti della Germania. Al momento della sua progettazione e costruzione, tali progetti erano in linea con la strategia e l’agenda energetica tedesca, e la loro realizzazione era incoraggiata dal governo. Il CdA di AET ha deciso di avvalersi della possibilità di chiedere un indennizzo prevista dal Trattato sulla Carta dell’energia (TCE), a tutela degli interessi economici dell’azienda. La richiesta riguarda l’assenza di un risarcimento finanziario per la chiusura anticipata della centrale, a seguito della legge tedesca sull’uscita dal carbone. AET non contesta l’abbandono del carbone, ma rivendica semplicemente un equo indennizzo economico”.

Gli ambientalisti contestano l’aggettivo “equo” usato da AET

“Poiché lo Stato tedesco intende chiudere nel 2031 la centrale di Lünen, al limite (AET n.d.r.) potrebbe chiedere un risarcimento per tre anni. Invece questo risarcimento lo chiede per tutto il periodo di vita previsto della centrale, senza quindi rispettare quella che è la volontà popolare, quella di abbandonare la partecipazione entro il 2035”, dichiara Maggi.

Una causa che comunque né AET né il Governo - ha ribadito di recente - hanno intenzione di abbandonare. Anche se il carbone tedesco continua a fare fumo.

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