Ticino e Grigioni

"Poche avvocate di grido, ma nessun principe del foro"

Per l'8 marzo l'ex giudice Balestra-Bianchi racconta gli anni delle prime donne in magistratura: "Per i miei coetanei è stato tutto più veloce, ma sulla mia pelle non ho avvertito disparità di genere"

  • 08.03.2023, 05:54
  • 20.11.2024, 11:48
La giudice Agnese Balestra-Bianchi nel 2011, il giorno del commiato dal tribunale

La giudice Agnese Balestra-Bianchi nel 2011, il giorno del commiato dal tribunale

  • Tipress
Di: Stefano Pianca 

"Se parliamo della magistratura posso solo dire che gli avvocati miei coetanei maschi ci sono arrivati più velocemente. Ma il contesto dell’epoca in cui ho iniziato il mio cammino professionale era comunque molto aperto". A ripensarci oggi, 8 marzo Giornata internazionale della donna, l’ex presidente del tribunale penale cantonale Agnese Balestra-Bianchi si dice un po’ stufa della retorica di chi dipinge il Ticino dei suoi tempi giovanili (gli anni ’70) come una sorta di Medioevo per le donne che volevano imboccare strade che non fossero quelle dell’insegnamento.

La prima fu Clementina Sganzini

Certamente per le professioni del diritto una data molto importante fu il marzo 1972, quando Clementina Sganzini (1927-2016) venne eletta giudice, la prima in Ticino, del Tribunale d’Appello. In precedenza non sarebbe stato nemmeno possibile, visto che - come rileva la scheda biografica sul sito dell’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino - fino al febbraio del 1971 alle donne era vietata la via della magistratura o ancora quella del notariato.

Clementina Sganzini (1927-2016), la prima donna giudice in Ticino

Clementina Sganzini (1927-2016), la prima donna giudice in Ticino

  • Fonte: RSI, Teleteca

Il vero spartiacque va collocato il 19 ottobre 1969 quando il 63% dei votanti maschi ticinesi approvò il diritto di voto femminile in materia cantonale (ma occorrerà aspettare appunto il 7 febbraio 1971 perché la Svizzera accordasse il suffragio a livello nazionale). "Socialmente ed economicamente li ricordo come anni di grande fermento e apertura. Per le giovani della mia generazione tale diritto rappresentò un punto di partenza non male”, dice Balestra-Bianchi.

Di donne e legge parla anche una recentissima serie televisiva su Netflix che racconta o meglio romanza (raccogliendo molte critiche per il modo) la vita di Lidia Poët, la prima donna ad essere ammessa all’esercizio dell’avvocatura in Italia. Correva il 1883 e, a riprova delle resistenze che incontrò, dopo pochi mesi un giudice ordinò la cancellazione del suo nome dall’albo, decisione che poi venne confermata in Cassazione.

Poche di grido, ma nessun principe

Altra storia, altri tempi, quelli sì davvero medievali, altri luoghi. La fotografia aggiornata della presenza femminile nell’avvocatura cantonale viene fornita dall’Ordine degli Avvocati del Canton Ticino (OATI) che sui 788 membri autorizzati all’esercizio della professione elenca 274 donne (contro 514 maschi). Al di là dei numeri, ancora sbilanciati (anche se a livello di nuove entrate la tendenza è a un futuro equilibrio), rimangono terreni, ad esempio quello della difesa nel penale, in gran parte ancora da conquistare: "È vero che ci sono poche avvocatesse di ‘grido’, ma bisogna stare attenti alla scala con cui si misura il successo di un avvocato – rileva la ex giudice -. Se il metro è la notorietà non è sbagliato dire che sono ancora poche, ma se teniamo conto della riservatezza ci sono studi legali dove lavorano avvocatesse che non si mettono pubblicamente in mostra, ma che alla resa dei conti hanno una clientela e dei mandati di grande rilievo".

Del resto di principi del foro Agnese Balestra-Bianchi non ne vede oggi in giro. I campioni della retorica, fa però notare, "non c’erano già più ai miei tempi. Esistevano già avvocati che si imponevano perché avevano un ottimo bagaglio tecnico, conoscevano bene i meccanismi giuridici. Con la sola retorica non si faceva molta strada".

Le tappe di una carriera

Se Clementina Sganzini è stata colei che ha aperto la porta della magistratura, il decennio seguente è stato quello del consolidamento: "Sganzini era molto seria, riservata e giuridicamente molto brava - ricorda la ex magistrata -. Come giudice rappresentava un po’ un modello per me e in generale per noi donne, visto che poco dopo la mia nomina a magistrato è diventata giudice istruttore sostituto Carla De Ponte e, dopo cinque anni, procuratrice pubblica. Oggi in magistratura ce ne sono molte".

In una breve cronologia, Agnese Balestra-Bianchi ricorda alcune tappe della sua carriera in magistratura, iniziata il 1. gennaio 1980 con la nomina a giudice istruttore sostituto e, ancora nel corso dello stesso anno, a procuratore pubblico sostituto. Quindi a inizio 1987 diventa giudice del Tribunale d’appello e nel settembre 2000 presidente del Tribunale penale cantonale, carica che manterrà fino al pensionamento nel 2011.

Il fattore D

"Certo all’inizio eravamo in poche in un mondo che era ancora molto maschile - ricorda la nostra interlocutrice -. Ma sulla mia pelle non ho mai avvertito molto il peso di una disparità di genere. Con ciò non voglio dire che non c’è stato chi prima o dopo di me ha dovuto lottare tantissimo per avere un piccolo posto al sole".

Per paradosso ad Agnese Balestra-Bianchi è capitato addirittura il contrario, ossia che l’essere donna si rivelasse un fattore favorevole in certi ruoli. “Mi viene in mente quando, alla fine degli anni '90, fui in pratica spinta ad accettare la carica di presidente della Società svizzera di diritto penale. C’erano molti colleghi uomini interessati, ma in quel momento la politica della Confederazione per sostenere le donne aveva messo la doppia condizione che la candidatura fosse non solo ‘weiblich’, ossia femminile, ma anche latina".

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