Ticino e Grigioni

Aurigeno: travolto dal “vortice” della separazione

Così il 44enne a processo per il delitto del 2023 ha cercato di spiegare in aula perché ha sparato al nuovo compagno della moglie due anni fa: ha ammesso di aver voluto far del male al rivale, ma ha negato di averlo voluto uccidere

  • Oggi, 13:07
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01:39

RG 12.30 del 12.05.2025 - Il servizio di Francesca Calcagno

RSI New Articles 12.05.2025, 13:06

  • Ti-Press / Maria Linda Clericetti
Di: Radiogiornale-Francesca Calcagno/Rsi Info 

Minacce esplicite, provocazioni e poi gli spari. A Lugano è cominciato con l’interrogatorio del 44enne il processo per il delitto di Aurigeno. L’uomo deve rispondere di assassinio per aver sparato al nuovo compagno della moglie due anni fa.

È stata una mattinata intensa, l’aula penale è piena come non si vedeva da tempo, racconta l’inviata del Radiogiornale RSI Francesca Calcagno. Sono occupati praticamente tutti i posti riservati al pubblico. Ci sono anche i famigliari e gli amici più stretti della vittima.

Il presidente della Corte, il giudice Amos Pagnamenta, ha indagato sui fatti avvenuti nei mesi che hanno preceduto il delitto, fin dal 2022, da quando i rapporti con la moglie si erano incrinati e aveva scoperto la sua relazione con il custode delle scuole di Aurigeno: il perché delle minacce via mail, di averle dato dell’“accattona sociale” e delle bottiglie molotov lasciate nei pressi della casa della vittima.

In generale il 44enne ha dichiarato più volte che in quel periodo si trovava in “un vortice” - quello della separazione - che non è stato in grado di gestire. Ha risposto anche alle prime domande sul giorno del delitto, sulla dinamica che lo ha portato ad Aurigeno. Ha ammesso di voler far del male al rivale, ma nega di averlo voluto uccidere.

Il giudice ha insistito parecchio durante la mattinata su questo punto; lo ha anche confrontato a diversi messaggi che aveva inviato a conoscenti e con il fatto che aveva chiesto al figlio della moglie di trovargli una pistola. 

Per concludere, l’uomo ha dichiarato di essere cosciente di aver sbagliato, di voler dire la verità. Sguardo basso e mani conserte, si è però contraddetto più volte rispetto a quanto dichiarato durante l’inchiesta, tanto da essere stato richiamato dal giudice Pagnamenta, che gli ha ricordato che il suo comportamento in aula avrà un peso sul giudizio finale.

Questo è quanto scaturito dalle prime ore di dibattimento, per un delitto che ha scosso tutta la comunità. Anche perché - ricordiamo - il delitto è successo a scuola, quando c’erano bambini e docenti.

Il processo è previsto su cinque giorni e ci sono anche altri due imputati, un 33enne che è accusato di aver venduto la pistola al 44enne e una donna che avrebbe fatto da tramite fra i due.

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