Il prossimo 3 marzo si voterà sull’iniziativa lanciata dai sindacati che vuole dare una mensilità supplementare ai pensionati: la cosiddetta 13esima AVS, che aumenterebbe dell’8% le rendite dei pensionati. Il costo è stimato tra i 4 e i 5 miliardi di franchi supplementari all’anno, ma il finanziamento verrà però deciso solo in un secondo momento.
Il tema fa discutere e divide, anche all’interno dei partiti. Se a livello nazionale, per esempio, UDC e Centro sostengono il no. A livello ticinese l’UDC lascia libertà di voto, mentre una parte del Centro, quella sindacale, punta ad un sì.
Secondo i sondaggi commissionati dalla SSR, il sostegno maggiore - a livello regionale - arriva dalla Svizzera italiana: qui ben il 79% delle persone ha intenzione di votare “sì”. Il Ticino ha anche la percentuale di anziani più alta in Svizzera, oltre il 23%, e una fascia importante di persone ha trai 54 e i 64 anni. La vita media in questo cantone è tra le più alte in Europa: quasi 86 anni. Ma anche la percentuale di povertà tra gli anziani è tra le più alte in Svizzera. È anche il terzo cantone con il più alto numero di richieste di prestazioni complementari. Tra le preoccupazioni rilevate dal sondaggio di gennaio di chi voterà sì alla 13esima AVS c’è l’aumento generale del costo della vita, non più compensato dalle rendite pensionistiche.
Per Giorgio Fonio del Centro è una questione legata ai rincari: “Evidentemente questa è una Regione che soffre in modo importante delle conseguenze derivanti in particolare dall’aumento del costo della vita”, ha spiegato ai microfoni della RSI. E Paolo Pamini (UDC) aggiunge che “la Svizzera italiana, come quella romanda, sui temi di politica sociale vota tendenzialmente più a sinistra”.
Pamini: “Servono misure più mirate, soprattutto per il ceto medio-basso”
Sul tema, Pamini comprende l’inquietudine, ma ribatte: “Ricordiamo che è poco meno di un quinto dei pensionati quello che oggi gode delle prestazioni complementari. Abbiamo un terzo dei destinatari di AVS che vive all’estero. Queste persone non hanno dei problemi di aumento dei costi della vita, grazie anche al Franco forte, e a loro invece daremo un aumento di rendita”.
“Probabilmente sarebbe meglio avere delle soluzioni molto mirate e penso soprattutto al ceto medio basso. Perché il ceto veramente basso è comunque già aiutato dalle prestazioni complementari. Quindi il vero problema sono quegli anziani troppo ricchi per ricevere la rete di aiuti sociali ma non abbastanza ricchi per vivere serenamente l’aumento del costo della vita. Ci sarebbero delle misure più calibrate su questo tipo di popolazione che costerebbero naturalmente molto di meno”.
Fonio: “È una riforma finanziariamente sostenibile e che migliora lo Stato sociale”
Chi ha intenzione di votare “no”, lo farebbe soprattutto per evitare un aumento dell’Iva o delle tasse volte a finanziare la 13.esima mensilità. Ma secondo Giorgio Fonio, è solo “uno degli scenari che descrivono i contrari, i quali hanno spesso l’abitudine, quando si parla di proposte che vanno a migliorare il nostro stato sociale, di dipingere degli scenari apocalittici. L’avevamo già visto quando si è introdotto il congedo paternità: si parlava di conseguenze drammatiche per l’economia ma così non è stato. In questo caso specifico, sappiamo che le riserve dell’AVS sono molto importanti e sappiamo che per poter finanziare totalmente la trediceima AVS sarà necessario procedere con un piccolo prelievo sui salari, sia dalla parte delle aziende sia dalla parte dei lavoratori, ma è un importo talmente esiguo che sarà sostenibile da tutti gli attori coinvolti”.