I contratti falsi furono concordati. È la tesi che l'accusa ha lasciato intendere l'accusa nella prima giornata del nuovo processo per la compravendita in parte sottobanco, una decina di anni fa, di Villa Violetta a Castagnola. Si era già giunti in aula una prima volta nel 2011, ma l'allora giudice Claudio Zali aveva chiesto un complemento d'inchiesta.
Alla sbarra ci sono cinque imputati: l'ex proprietaria, il fiduciario, il notaio, l'avvocato Yasar Ravi che nel 2008, quando era deputato in Gran Consiglio, per la vicenda trascorse due giorni in carcere e oggi contesta gli addebiti, e l'acquirente, un miliardario britannico processato in contumacia.
Sono accusati a vario titolo di falsità, frode fiscale e complicità in amministrazione infedele. Ma se la donna ammette che il rogito falso da 6,5 milioni (invece dei 9 incassati) era uno stratagemma per versare una quota inferiore al marito da cui stava divorziando, la corte dovrà accertare di chi fu l'idea: lei e il fiduciario si rimpallano la responsabilità. I tempi del dibattimento si stanno dilatando, non si è ancora giunti alla richiesta di pena e si continuerà nei prossimi giorni.
pon/CSI
Dal Quotidiano:
Villa Violetta torna a processo
Il Quotidiano 07.10.2015, 01:41
CSI 18.00 del 06.10.2015 Il servizio di Romina Lara
RSI Info 06.10.2015, 19:56
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