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Cramps records

Sono passati poco più di cinquant’anni dalla nascita di un’etichetta storica che nel giro di pochi anni ha influenzato in maniera profonda la musica italiana

  • 20 marzo 2023, 10:12
  • 24 giugno 2023, 05:46
Cramps Records
  • Cramps Records
Di: Sergio De Laurentiis

A scanso di equivoci, i crampi evocati dal nome dell’etichetta in realtà c’entrano poco. Si tratta di un acronimo coniato da Gianni Sassi, pubblicitario, uomo di cultura, e, non da ultimo, creatore della Cramps: Clubs Records Agency Management Publishing Spettacoli

Roberto Manfredi, produttore, promoter e giornalista che ha attraversato il mondo della musica italiana degli ultimi 45 anni, ci racconta cosa e soprattutto chi c’è dietro la parabola della Cramps.


"Nel giugno dell’anno scorso ho visto che la Sony stava stampando il catalogo della Cramps di vinili colorati. Andando un po' a vedere gli anni ho scoperto che c'erano cinque, sei anniversari che cadevano tutti insieme tra il 2022 e il 2023. C’era il mezzo secolo dalla Cramps (
n.d.r. il marchio fu depositato nel 1972) e i cinquant'anni del primo disco dell’etichetta
, Arbeit Macht Frei degli Area, pubblicato nel ’73. Poi in mezzo c'erano i 50 anni di
Pollution di Battiato, a cui Gianni Sassi aveva fatto le copertine dei suoi primi cinque album, il sessantennale di
Fluxus, il movimento artistico che Sassi lanciò per primo in Italia, i 45 anni da
Empty Words, il famoso concerto di John Cage per il tour organizzato sempre dallo stesso Gianni Sassi, e il trentennale della sua scomparsa, visto che è deceduto il 14 marzo del 1993. Con tutte queste cose mi sono detto “Qui vale la pena di fare qualcosa”. Col mio produttore Stefano Piantini abbiamo deciso di fare un docu-film raccontando Gianni Sassi nelle sue molteplici attività, non sono quelle di discografico. E per ricordare in particolare i 50 anni della Cramps abbiamo deciso di organizzare
un concerto speciale. Lo faremo il 6 aprile al Teatro lirico Giorgio Gaber di Milano con la partecipazione di un cast molto nutrito. Ci sarà un omaggio a Demetrio Stratos, John Cage, a Freak Antoni, insomma, tutti gli artisti rappresentativi della Cramps. Ci sono Patrizio Fariselli, con gli Area Open Project Group che rifaranno tutto l’album
Arbeit macht frei dopo cinquant'anni; c’è Lucio Fabbri & Friends con cinque musicisti che fanno un omaggio a Demetrio Stratos e a Eugenio Finardi; ci sarà lo stesso Eugenio Finardi, che con Carlo Boccadoro ricorderanno John Cage e forse anche a Claudio Rocchi; ci sarà Andrea Tich, che all’epoca fece un album delizioso e naturalmente non possono mancare gli Skiantos. Il tutto sarà presentato da Jo Squillo (
n.d.r: il cui gruppo, Kandeggina Gang, fu scoperto e lanciato proprio da Sassi). Insomma, sarà un concerto di due ore e mezza, un avvenimento unico."

Gianni Sassi

Gianni Sassi

  • Archivio Simion e Archivio Garghetti

Il creatore della Cramps in realtà non aveva un’esperienza nella musica, giusto?

"Sì, infatti! Perché Gianni nasce come pubblicitario. Quell'etichetta è diventata iconica perché Gianni era un uomo che sulla grafica e sull'immagine era avanti di decenni. Credo, e questa è una mia illazione, ma ne sono convinto avendo studiato il personaggio, che se non ci fosse stato Gianni Sassi, non ci sarebbero state neanche le campagne pubblicitarie shock di Oliviero Toscani, ne sono assolutamente convinto. Lui, per esempio, faceva la pubblicità delle prime Barbie, con due o tre pagine di testo di matrice situazionista: “Bionda, bella, americana, alta così, esce coi genitori, consuma questo, eccetera”, per descrivere una bambolina! Io non so cosa si sia inventato per convincere i produttori a fare una pubblicità del genere. Con la Polistil che faceva le macchinine di plastica, fece una campagna con un modellino di una fiat cinquecento, con sopra un candelotto di dinamite con la scritta “Come fare a pezzi una fiat cinquecento”.

Battiato divano

Franco Battiato

  • Gianni Sassi


È curiosa la storia di una delle sue foto più conosciute, quella con Franco Battiato sul divano. Il tutto nacque per caso, quasi per scherzo. Battiato una mattina andò in ufficio da Gianni Sassi. Indossava questi pantaloni stile bandiera americana e Gianni gli disse “Scusa, ti posso fare due scatti?”. Gli dipinse la faccia di bianco e anche le mani e poi lo mise seduto sul divano e lo fotografò, senza dirgli che era per una campagna pubblicitaria per una famosa ditta di divani! E una settimana dopo, su tutti i muri di Milano c’erano questi manifesti sei metri per tre, con un Battiato spettrale seduto sul divano che diceva: “
Che c'è da guardare? Non avete mai visto un divano?”. Battiato ovviamente non ne sapeva niente. A proposito di Gianni Sassi, c'è una famosa frase di Battiato: “Gianni è un genio, ma a volte sa anche essere un grande figlio di eccetera, eccetera”. E il bello è che poi la ditta non pagò! L’azienda lo chiamò e gli disse che doveva informarli prima di lanciare la campagna. Gianni voleva sempre fare gli interessi dell'azienda, ma a volte si comportava come se l'azienda fosse sua e quindi disse “Ok, se non capite il messaggio sono cavoli vostri!”. Era un uomo di un coraggio impressionante, è riuscito a fare delle cose che nessun altro, non solo in quel periodo, anni Settanta e Ottanta, è riuscito a fare. Oggi non c'è una figura come Gianni Sassi. Per la Cramps ha speso tutto quello che aveva guadagnato dalla pubblicità, rimettendoci un sacco di soldi, perché è anche morto povero. E però ha stampato più di sessanta album prodigiosi, con dei dischi anche al limite dell'Invendibile!"

Sassi e la sua Cramps hanno attraversato un decennio che ha portato a molti cambiamenti. Gli anni Settanta sono stati veramente una sorta di spartiacque: qual è stato il ruolo della Cramps?

"La Cramps ha rappresentato una grande rivoluzione. Ricordiamoci che negli anni Settanta, per esempio, il Festival di Sanremo era fortemente in crisi. Nel 1975 la Rai ha mandato semplicemente la finale in onda, perché c'era una generazione che non guardava la televisione, aveva le proprie riviste, i propri organi di cosiddetta controinformazione, che non erano marginali; vivevano la città, si muovevano, ma non era la movida alcolica. La cultura e la musica erano gli elementi di aggregazione principali. Nascevano le radio cosiddette libere. Insomma, c’era un contesto per cui la Cramps poteva funzionare solo in quel periodo. Non so se oggi una nuova Cramps funzionerebbe. Ci ha provato Boosta dei Subsonica con la Sony un po' di anni fa, ma l'esperimento non è andato avanti perché non sono più i tempi per la sperimentazione."

Come sceglieva gli artisti per la Cramps?


"A lui piacevano i progetti. Eugenio Finardi, che stava lavorando alla Numero Uno, lasciò l’etichetta di Battisti e Mogol per andare con Gianni Sassi, perché aveva intuito che avrebbe avuto una grande libertà espressiva. Gianni non ha mai interferito con gli artisti, su niente. Lui faceva solo l'immagine, la grafica e il lancio pubblicitario. Per il resto mi diceva Lucio Fabbri che non andava neanche in sala di registrazione. Però gli piacevano i progetti e gli artisti che avevano una loro progettualità. Finardi, per esempio, è stato uno dei primi cantautori rock, che parlava la stessa lingua della sua generazione. Gli Skiantos furono una grande provocazione dadaista, perché effettivamente gli Skiantos erano uomini di spettacolo, ma non è che sapessero suonare (a parte Fabio Testori che è un eccellente chitarrista). E lui li lanciò proprio così: “
Gli Skiantos non sanno suonare, andate a lavorare, teppisti!”. Il
rock demenziale sostanzialmente è stata un'invenzione di Freak Antoni e di Sassi insieme.

Skiantos

Skiantos

Mi raccontava Jo Squillo che Sassi una volta è andata a sentirla con la Kandeggina Gang al Teatro Cristallo a Milano. Loro fanno un pezzo, Sono cattiva. Dopo il concerto Sassi va in camerino e dice: “Brave ragazze, volete fare un disco?”. “Sì, certo, è il nostro sogno”. “Bene, domani mattina andate in studio: questo è l'indirizzo". “Sì, ma abbiamo un solo pezzo”. “Beh, allora stanotte scrivetene un altro, così almeno facciamo un singolo”. E il giorno dopo erano a registrare con Paolo Tofani, chitarrista degli Area, che alla fine ha prodotto il loro disco. Aveva creato una specie di Factory, alla Andy Warhol."

È impossibile parlare della Cramps senza parlare degli Area, il gruppo di Demetrio Stratos, Paolo Tofani, Giulio Capiozzo, Ares Tavolazzi e Patrizio Fariselli. Dove si collocano gli Area nella musica italiana di quel periodo?

"Molti continuano a dire che gli Area sono un gruppo progressive. Niente di più sbagliato, perché mentre gruppi tipo la PFM guardavano al nord Europa, soprattutto all’Inghilterra, quindi, Genesis, Gentle Giant o band del genere, gli Area in realtà, se li analizziamo dal punto di vista musicale, si sono rivolti ai Balcani o al Sud. Anche le sonorità degli Area non si rifacevano alla musica progressive. Fariselli (n.d.r. compositore e tastierista della band) ancora oggi è uno che studia la musica in Siria o in Iran, trova delle musiche di mille anni fa e le risuona in chiave elettronica. È un musicologo, oltre che essere un musicista. Gli Area avevano questa bellissima idea di essere completamente diversi da tutti, quasi degli antesignani di una certa world music, che all’epoca non esisteva ancora come definizione. Erano avanti anni luce. Poi dal vivo erano micidiali. Mi ricordo quando ho avuto modo di lavorare con loro per la registrazione di un concerto al Parco Lambro. Avevano legato un cavo a un oscillatore del sintetizzatore e Fariselli scendeva tra il pubblico chiedendo ai ragazzi di toccare quel cavo. Più i ragazzi toccavano quel cavo che si spargeva in mezzo al pubblico, più l'oscillatore emetteva frequenze sempre più veloci e alte. Oggi il massimo dell'invenzione e dell'aggregazione è fare un selfie su un palco. Lì accadeva della roba straordinaria, irripetibile. La scaletta non era mai uguale. Andavi a vedere gli Area dieci volte di seguito, ed erano dieci spettacoli diversi. Tutto era notevolmente fresco e genuino, creativo, sperimentale."

DEMETRIO STRATOS ALLA RSI

Quando e come hai conosciuto Gianni Sassi?

"Allora lavoravo con Nanni Ricordi, che per certi versi era un po' il suo alter-ego. Però Nanni era ricco di famiglia, aveva promosso i primi cantautori (n.d.r. Ha scoperto e spesso prodotto in prima persona gente come Giorgio Gaber, Umberto Bindi, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Sergio Endrigo, Enzo Jannacci, solo per citarne alcuni), era un uomo colto, benestante. Ricordi era diplomato al conservatorio, aveva studiato lirica, quindi se ne intendeva. Sassi invece mi piaceva molto per il suo estremo coraggio, radicale, totale. Era più artista di Nanni. Anche Gianni era un uomo coltissimo: aveva studiato la fotografia, la grafica d'avanguardia svizzera degli anni Sessanta, la letteratura, aveva lanciato il movimento Fluxus che metteva insieme tutte le esperienze artistiche di quel periodo dal teatro, dalla danza alla poesia. Mi affascinava questo Frankenstein multitasking, capace di portare Lawrence Ferlinghetti da San Francisco a recitare delle poesie per “Milano Poesia”. Nei dieci anni della manifestazione ha portato ottocento artisti, da tutto il mondo, senza soldi! Altri si dovevano occupare di trovare i contributi: lui era un aggregatore di pensiero, di idee. Riusciva a coinvolgere gli artisti proprio con la sua grande creatività e genialità."

Hai collaborato con lui?

"Sì, ho collaborato con Sassi in due occasioni. La prima fu in occasione del concerto per Demetrio Stratos nel 1979 all'Arena Civica di Milano. Io lavoravo alla Polygram, e contribuii a portare un po' di artisti per il concerto. E poi, dato che Gianni voleva lanciare il fenomeno punk e new wave italiano, lavorai con lui per il lancio dell'etichetta Rock ‘80, la sua ultima invenzione discografica. Kandeggina Gang di Jo Squillo è stata una delle prime band ingaggiate per Rock ‘80. Loro sono state il primo gruppo punk femminile italiano, potremmo definirle le Pussy Riot italiane di quel periodo: femministe, toste, molto simpatiche. Per il lancio di Rock ‘80 mi ricordo una riunione alla Polygram, di cui conservo ancora il verbale, in cui lui spiega esattamente il suo progetto. E uno dei capi marketing della Polygram, gli dice “Bellissima questa cosa, mettiamoli tutti su un tir. Questi artisti li facciamo suonare nei palasport, così diventano subito delle rockstar!”. Una specie di X Factor ante-litteram. E Gianni già cominciava ad innervosirsi. E poi il tipo della Polygram continua "E facciamo anche una bella copertina di Tv Sorrisi e Canzoni”. Al che Gianni mi guarda e in un orecchio mi dice “Io a questi di Tv Sorrisi e Canzoni farei mettere una bomba in redazione”; ovviamente scherzava perché era un provocatore. Dopodiché si è alzato e se n'è andato, come faceva ogni tanto nelle riunioni con i presidenti delle aziende, quando faceva il pubblicitario. Se non gli piaceva una campagna, pigliava e andava via. Non era una che viaggiava, per esempio, non gli piaceva viaggiare. Viaggiava mentalmente. Però ha fatto di tutto: ha fatto delle riviste meravigliose, come La gola, da cui è nato Slow Food; è riuscito a incrociare la cultura con tutto, con la musica, col cibo, con il teatro, con la danza, con la poesia, con la letteratura; è stato anche definito l'uomo che ha inventato il marketing culturale; è stato un magnate e mentore per tanti artisti. Uno così dove lo trovi più oggi?"

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