Speciali

Harry Belafonte, 1927-2023

Il grande artista di orgine giamaicana, prima star di colore internazionale, è scomparso martedì 25 aprile all'età di 96 anni.

  • 25 April 2023, 15:42
  • 14 September 2023, 07:01
  • POP & ROCK
  • MUSICA
Harry Belafonte
  • Keystone
Di: Sergio De Laurentiis


Aveva una bella faccia, una bella voce e una bella testa, Harold George Bellanfanti Jr, meglio conosciuto come Harry Belafonte.

C’è poco di ordinario nella vita e nella carriera di quella che viene considerata la prima star internazionale di colore. Il retaggio, il bagaglio del DNA è bello variegato, con i rami dell’albero genealogico che si dividono tra Jamaica, Scozia e Olanda. Nasce ad Harlem nel 1927, ma poco dopo lo rimandano in Jamaica dai nonni, dove rimane fino al 1940. Tornato a New York comincia a farsi le ossa, in tutti i sensi: nella vita, arruolandosi giovanissimo nella Marina e nell’arte, appassionandosi prima di tutto al palcoscenico. Il punto di incontro per gli amanti del teatro è l’American Negro Theater, perché a metà degli anni ’40 le distinzioni ci sono e sono ancora belle nette, la stagione dei diritti civili con le sue conquiste deve ancora arrivare. È qui che incontra e fa amicizia con un altro signore che farà un bel po’ di strada, per certi versi parallela alla sua, non solo nell’ambito artistico ma anche in quello dell’attivismo politico: si chiama Sidney Poitier e per la cronaca è il primo americano di colore a vincere un Oscar.


Si dà da fare, vuole imparare a recitare e quindi, per racimolare i soldi necessari per le lezioni di recitazione sfrutta un talento naturale: la voce. Comincia a cantare nei club di Harlem. La leggenda narra che la prima volta che sale su un palco per cantare dietro ha la band di tale Charlie Parker, con lo stesso sassofonista e un tot di altri simpatici accoliti, veri e propri titani del jazz come Max Roach alla batteria e Miles Davis alla tromba. Non è quel che si dice un brutto debutto. Il successo arriva dalla musica ma non dal jazz; arriva dalle sue radici e cioè dalla musica caraibica, una miscela irresistibile generata dall’incontro tra la musica dei nativi centroamericani, degli afroamericani e degli europei. Il primo singolo se la cava piuttosto bene (
Matilda, da subito un cavallo di battaglia di Belafonte) e il primo album non è da meno, anzi: è il primo disco in assoluto che vende più di un milione di dischi. Si intitola
Calypso e oltre a Matilda contiene un altro classico della musica popolare degli ultimi 70 anni,
The Banana Boat Song.


Lo chiamano il re del Calypso, ma il titolo (non voluto) gli sta stretto: negli anni successivi Belafonte affronta molti generi, non solo caraibici, dal blues al folk, dal gospel agli standard della canzone americana. Alla fine degli anni ’50 appare anche in televisione, e anche qui non gli va male: è il primo artista di colore a vincere un Emmy, l’equivalente degli oscar per la televisione. Dall’inizio degli anni ’60 in poi si divide tra musica, cinema, televisione (chi ha qualche anno non può non ricordare la sua apparizione nel
Muppet Show, in quello che lo stesso creatore della serie, Jim Henson, considerava la puntata più riuscita in assoluto).


Se col passare del tempo in campo artistico dirada gli impegni, nelle altre sue grandi passioni, l’attivismo politico e l’impegno per i diritti civili, non si risparmia mai. L’elenco delle iniziative cui ha partecipato sarebbe davvero troppo lungo, ma ce n’è una in ambito musicale che è impossibile non citare: fu grazie soprattutto al suo impegno se andò in porto un evento storico come la registrazione di
We Are the World, che radunò in studio decine di grandi artisti di tutti i generi, uniti dalla volontà di fare qualcosa di concreto per “
rendere il mondo un posto migliore”.

Correlati

Ti potrebbe interessare