Svizzera

UBS-Credit Suisse, il Nazionale boccia le garanzie

L'erogazione di 109 miliardi per il salvataggio della seconda banca elvetica è stata respinta - Il Consiglio degli Stati l'aveva invece approvata

  • 12 aprile 2023, 00:03
  • 24 giugno 2023, 06:34
Il Consiglio nazionale

Il Consiglio nazionale

  • Keystone
Di: ATS/PaSt/EnCa

Il voto è giunto nella tarda serata di martedì, pochi minuti prima dello scoccare della mezzanotte: il Consiglio nazionale ha bocciato le garanzie finanziarie della Confederazione per l'acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS. Si tratta di 109 miliardi di franchi, la cui erogazione era invece stata in precedenza approvata dagli Stati.

Dopo un lungo dibattito, in seno al Nazionale le garanzie sono state respinte da un'alleanza Sinistra-UDC, con 102 voti contro 71 e 2 astensioni. Il dossier torna ora al Consiglio degli Stati, che si riunirà mercoledì alle 8.15.

Del resto, n'aggiunta dell'ultimo minuto alla bozza non è bastata a convincere. La commissione aveva posto una condizione per la garanzia a UBS: il Consiglio federale sarebbe stato obbligato a presentare al Parlamento un progetto di legge che avrebbe ridotto drasticamente i rischi delle grandi banche per l'economia svizzera. Tuttavia, i deputati hanno respinto la parte più delicata della proposta, relativa al capitale azionario e ai bonus.

Le posizioni dei partiti

Al Nazionale il dibattito era iniziato poco dopo le 19.00. Un dibattito in cui i deputati del Nazionale non hanno risparmiato critiche ai vertici del Credit Suisse, alla FINMA e al Consiglio federale per aver agito troppo tardi.

La seduta del Consiglio nazionale è iniziata alle 19.15

La seduta del Consiglio nazionale è iniziata alle 19.15

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L'
UDC ha ribadito che nessuna azienda in Svizzera dovrà mai essere troppo grande per fallire e che i vertici delle grandi imprese dovranno avere il passaporto elvetico.

Per il PS è necessario fissare da subito paletti più restrittivi per le grandi banche, affinché salvataggi come questo non si ripetano. L'Alleanza del Centro chiede di vietare l'integrazione globale di Credit Suisse, sostenendo che con la nuova UBS i rischi saranno ancora più grandi. Il PLR ha lanciato un appello a tutti i deputati a dare prova di responsabilità e ha ribadito che sarà possibile adottare misure sensate solo quando si avrà una visione chiara di quanto accaduto.

Le critiche sono piovute fin dall'inizio dei dibattiti alla Camera bassa. La sinistra ha attaccato la destra nel suo complesso, che ha sistematicamente respinto ogni proposta di rafforzamento della legislazione. "Questo Paese sta salvando le banche e i loro manager e delude i lavoratori. Come pensate che la popolazione svizzera possa avere fiducia nel nostro sistema?", ha chiesto Cédric Wermuth (PS/AG). E diversi oratori hanno rilevato l'incoerenza di liberare miliardi per le banche mentre si stringono i cordoni della borsa per le pensioni o per l'assistenza all'infanzia.

Per i Verdi, che chiedono criteri di sostenibilità per le grandi banche, il salvataggio dell'istituto è un affronto per la popolazione, i dipendenti e le PMI. Anche i Verdi liberali ritengono vergognoso che la cultura della sostenibilità non sia stata applicata alle grandi banche.

Margine di manovra limitato

Illustrando le scelte che il Parlamento era chiamato a prendere, i due relatori commissionali (Johanna Gapany per la Commissione delle finanze degli Stati e Alex Farinelli per quella del Nazionale) hanno sottolineato che qualsiasi decisione sarebbe stata presa, le garanzie finanziarie della Confederazione di 109 miliardi di franchi sarebbero state in ogni caso erogate.

Il Consiglio federale, dopo aver avuto il via libera della Delegazione delle finanze del Parlamento, ha infatti preso, in accordo con l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) e la BNS, degli impegni "giuridicamente vincolanti", ha ricordato la relatrice Johanna Gapany. Il margine di manovra del Parlamento è insomma limitato alle condizioni che la Confederazione può esigere dalle due banche.

Il via libera del Consiglio degli Stati

La sessione straordinaria si è aperta, martedì, con le dichiarazioni del presidente della Confederazione Alain Berset. Nel suo intervento ha sottolineato che "un fallimento di Credit Suisse avrebbe avuto conseguenze disastrose per il Paese, per i clienti privati, per le ditte e per la reputazione della Svizzera" e che per questo motivo "abbiamo dovuto agire rapidamente, facendo uso del diritto d'urgenza". E ha ribadito che "la scomparsa di Credit Suisse non è la scomparsa della Svizzera. È la scomparsa di una banca, certo di una grande banca, ma solo di una banca".

Il presidente della Confederazione Alain Berset

Il presidente della Confederazione Alain Berset

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Il Consiglio degli Stati ha dunque deciso di
approvare, con 29 voti contro 6 e 7 astenuti, le garanzie finanziarie per 109 miliardi di franchi che la Confederazione ha messo a disposizione per la riuscita dell'operazione di salvataggio dell'istituto bancario finito nelle mani di UBS. Anche agli Stati, nel corso del dibattito non sono mancate le critiche sull'operato dei vertici del Credit Suisse, come nemmeno le lodi per la reazione a tempo di record da parte delle autorità.

La dichiarazione del Consiglio federale

Telegiornale 11.04.2023, 20:00

Le posizioni dei partiti

Telegiornale 11.04.2023, 20:00

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