I ministri degli esteri dell’Unione Europea non sono riusciti a raggiungere un accordo sulla fornitura di armamenti all'opposizione siriana. L'embargo sulle armi viene quindi a cadere e ogni paese membro avrà la possibilità di decidere se inviarle o meno agli insorti. Ma non prima di settembre.
UE divisa
La Gran Bretagna, che chiedeva da mesi di eliminare l'embargo sulle armi, canta vittoria. "È stata presa la decisione giusta", ha scritto su Twitter il ministro degli esteri britannico, William Hauge, affermando che la decisione sarà di sostegno al tentativo di raggiungere una soluzione politica. Altri paesi hanno invece espresso riserve, temendo un inasprimendo degli scontri. Washington ha dato il suo sostegno, mentre per Damasco la decisione "è un ostacolo" per il raggiungimento della pace.
Ancora in vigore le altre sanzioni
Restano invece in vigore, almeno per altri 12 mesi, le sanzioni economiche contro il regime del presidente Bashar al Assad. Da segnalare, inoltre, che la Francia ha chiesto di chiarire se l’esercito siriano fa uso di armi chimiche.
Il compromesso scontenta ribelli, Mosca e Damasco
La scelta dell'Unione Europea non soddisfa affatto la Coalizione delle opposizioni, che lo considera un passo insufficiente, oltre che tardivo. E negative sono pure le reazioni del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che considera tale decisione "illegale" e tale da minare l'organizzazione di una nuova conferenza internazionale, e del regime siriano, per il quale il compromesso definito la scorsa notte a Bruxelles rappresenta un altro "ostacolo alla pace".
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Servizio di Manjula Bathia
RSI Info 28.05.2013, 09:51