I forzieri svizzeri erano i preferiti degli statunitensi che nascondevano i loro averi all’estero, per sfuggire al fisco. Uno studio della Corte dei conti di Washington rivela che oltre il 40% dei contribuenti autodenunciatisi in occasione dell’amnistia del 2009 aveva optato per banche elvetiche.
Stando ai dati, pubblicati dal sito del TagesAnzeiger, i conti analizzati sono stati 12'900, 5'427 dei quali nella Confederazione. Al secondo posto della graduatoria si trova la Gran Bretagna, con l’8% dei casi. Istituti francesi, canadesi, tedeschi e israeliani si erano accaparrati una fetta del 4% a testa.
L’amnistia statunitense prometteva, in cambio della regolarizzazione dei capitali, ammende ridotte e l’esenzione da pene detentive. Erano stati recuperati 5,5 miliardi di dollari. Che la maggior parte fosse in Svizzera non sorprende, anche se la quota è di molto inferiore di quella riscontrata in Francia: l’80% degli evasori transalpini emersi nel 2013, come ha svelato mercoledì il ministro delle finanze Cazeneuve, si era rivolto alla piazza elvetica.
ATS/pon