Una pena di 36 mesi, di cui sei da espiare? È una condanna insufficiente nei confronti di un 35enne del Sopraceneri a processo per coazione sessuale e altri reati. Lo ha stabilito giovedì il giudice Mauro Ermani, che non ha accettato la proposta dell'accusa.
I fatti
L'imputato, patrocinato dall'avvocato difensore Marco Masoni, ha usato in più occasioni violenza nei confronti delle ex compagne. Qualche mese fa, in maggio, ha obbligato la principale vittima ad avere un rapporto completo, umiliandola e non ascoltando le implorazioni di lei che gli chiedeva di smettere. In altre circostanze l'ha rinchiusa in una stanza, lasciandola urlare e piangere, in altre ancora l'ha picchiata. Un'altra compagna è stata colpita con una testata con la rottura del setto nasale.
Sono alcuni dei reati di cui è accusato l'uomo, difeso dall'avvocato Marco Masoni, comparso giovedì in aula a Lugano, davanti a una Corte delle Assise criminali. Ha ammesso ogni cosa ed era pronto ad accettare la pena proposta nel dibattimento con rito abbreviato: 36 mesi, di cui sei da espiare, proposti dalla procuratrice Valentina Tuoni.
La registrazione
In aula l'imputato ha affermato di aver perso la testa dopo il divorzio, e di avere quindi sfogato le sue insicurezze e la sua violenza su altre persone. Il giudice gli ha però fatto notare che ha raggiunto tale consapevolezza soltanto quando è stato messo a confronto con una registrazione inequivocabile fornita dalla vittima. La vittima voleva infatti raccogliere delle prove, registrando col cellulare un colloquio con lui. E proprio in quell'occasione è avvenuto lo stupro.
L'incarto è dunque stato rinviato alla procuratrice Tuoni, che dovrà ritoccare verso l'alto la condanna da prevedere.