Letteratura

2000-2020: l'era di Chris Ware

Il maestro del graphic novel americano e il suo ultimo Rusty Brown

  • 20 October 2020, 22:00
  • 5 September 2023, 12:56
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chris ware
Di: Michele Serra

Si può dire che il primo ventennio del ventunesimo secolo sia stato, in letteratura, quello delle saghe apocalittiche e dei romanzi fiume (oppure della fine del romanzo, a seconda del punto di vista). Che al cinema sia stata l'era dei supereroi. Che per il videogame sia stato il momento del passaggio definitivo verso l'età adulta. Solo nel mondo del fumetto d'autore, però, c'è un nome che da solo è capace di definire la nostra epoca: Chris Ware.

Nel 2000 è uscito il primo graphic novel di questo autore di Chicago oggi poco più che cinquantenne, Jimmy Corrigan: Il ragazzo più in gamba sulla Terra. Nel 2020 vede la luce in traduzione italiana la sua ultima fatica, Rusty Brown (casa editrice, la bolognese Coconino Press).

Rusty Brown di Chris Ware Coconino Press

Rusty Brown di Chris Ware, Coconino Press

Ware è uno degli autori imprescindibili della letteratura americana moderna tout court, senza distinzioni tra quella con i disegni e quella senza. Pur se i suoi sono fumetti e non potrebbero essere altro, nonostante contengano riflessi di molte altre forme d'arte. Ware è uno dei più grandi artisti di quest'epoca americana, definizione valida in tutti gli ambiti di riferimento: fumetto, illustrazione, grafica commerciale, calligrafia. Fine art? Certo, anche. Nonostante lui abbia sempre mal sopportato l'arte appesa ai muri delle gallerie ("Non ha mai avuto un gran senso, per me", disse in un'intervista del lontano 1997) e abbia sempre preferito quella stampata sulla carta povera dei quotidiani statunitensi. In particolare, il fumetto delle origini ("I fumetti non si sono evoluti granché, dal 1920 in poi"): Winsor McCay (Little Nemo), Frank King (Gasoline Alley), George Herriman (Krazy Kat) sono i suoi punti di riferimento dichiarati, ma c'è molto di più.

Basta guardare le tavole: linea iperclaire, non modulata, colore dato a grandi campiture uniformi, texture quasi zero. Uno stile che sembra derivato dalla tradizione europea di Hergé (Tintin), eppure rimane personale, altamente riconoscibile.

Ma dicevamo, i suoi sono prima di tutto fumetti: Ware prende in mano oltre un secolo di storia del medium, riplasmandone il vocabolario grafico e narrativo. I suoi fumetti sono un'esperienza di lettura diversa e complessa, spesso richiedono uno sforzo interpretativo maggiore rispetto alla media. Il racconto procede in maniera poco lineare, con frequenti salti temporali anche di decenni, tagli e cambi di scena, repentine irruzioni fantastiche. Il tutto su tavole che si leggono procedendo in ogni direzione, e non necessariamente da sinistra verso destra. Il talento di Ware è un'incredibile padronanza del mezzo, che lo porta alla creazione continua di secondi livelli di lettura, messaggi per il lettore che abbia tempo e voglia di coglierli dentro storie che rimangono comunque unitarie ed enormi, come da tradizione del Grande Romanzo Americano. A proposito.

Copertina di Chris Ware per il New Yorker

Copertina di Chris Ware per il New Yorker

Al di là di ogni discussione sull'utilità o meno dell'ideale letterario del Great American Novel, l'opera di Ware ne possiede senza dubbio le caratteristiche: ognuna delle sue opere racconta il tempo che passa, la storia americana, il rapporto tra le generazioni. Facile ritrovare questi temi nell'opera di molti autori che hanno inseguito il Grande Romanzo Americano, da William Faulkner a John Steinbeck e Philip Roth. Certo, il romanzo di Chris Ware è di solito declinato in chiave anti-epica, postmoderna, nerd. Il che, in fondo, fotografa perfettamente lo spirito del nostro tempo.

Le opere di Ware contengono infatti alcuni indizi fondamentali del post-moderno, come la ricombinazione in forme nuove di elementi narrativi ed estetici provenienti dalla tradizione, il ricorso pressoché continuo a giochi metalinguistici, lo sviluppo di molteplici piani di lettura e comprensione, unendo highbrow e lowbrow. Fumetti che parlano in modo ugualmente efficace allo stomaco e al cervello di chi legge.

L'ultima epopea Wareiana arrivata in libreria è quella di cui è protagonista Rusty Brown, bambino problematico e infelice della middle class americana che si rifugia nella lettura dei fumetti per sfuggire alla quotidiana crudeltà del mondo che lo circonda. Solo l'inizio di una saga ben più ampia, che in questo primo volume racconta almeno tre vite distinte e interconnesse. Rusty Brown compendia tutti gli elementi che caratterizzano l’opera di Ware: la commistione tra disegno tradizionale e elementi grafici derivati dal disegno tecnico; le figure composte da linee piatte, senza quasi alcun uso di texture; il colore dato a grandi campiture uniformi, con una netta preferenza per le tinte pastello; l’uso creativo del testo scritto e del lettering, perfettamente integrati nella tavola e usati per ampliarne il significato. Remix, uso creativo di elementi della passata tradizione, pastiche innovativo: ecco alcuni dettagli sicuramente ascrivibili al post-moderno.

Chris Ware disegna se stesso in Rusty Brown

Chris Ware disegna se stesso in Rusty Brown

La ricerca sul linguaggio è altrettanto fondamentale: Ware gode nell’esplorare le potenzialità narrative del medium, costruendo tavole in cui il senso di lettura cambia, le dimensioni delle vignette variano, e il lettore è costretto a vere e proprie acrobazie per arrivare a una piena comprensione. La riflessione sulla forma diventa quindi importante quanto quella sui contenuti, elevando i libri al rango di veri e propri objet d’art, unici e irripetibili. Del resto Ware progetta ognuno nei minimi particolari, dentro e fuori, ossessivamente alla ricerca della forma perfetta. Nella pratica, significa ad esempio che prima di arrivare a leggere davvero si passa un bel po' di tempo alle prese con la copertina, con i minuscoli commentari scritti fitti fitti dall'autore, all'inizio e alla fine dell'opera. Ware finisce per negare la distinzione tra autore e editore, dominando ogni parte della sua creatura, contenitore e contenuto pressoché indivisibili.

Poi, certo, i suoi libri sono spesso molto tristi. Rusty Brown non fa eccezione. Ma questo non è certo un problema, se è vero – fin da tempi antichi – che le storie tragiche aiutano ad affrontare la nostra tragedia quotidiana. Così, storie come quelle di Chris Ware diventano terapeutiche, profonda mestizia e abbagliante bellezza insieme.

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