Economia e Finanza

Cipro, la Svizzera ci guadagna?

Baranzini: "Anche a Londra e in altre piazze ci si sta attivando per attirare i capitali depositati sull'isola"

  • 27.03.2013, 18:08
  • 05.06.2023, 18:02
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Quello che sta succedendo a Cipro fa il gioco delle banche svizzere?
“Non solo: anche a Londra e in altre piazze finanziarie - ci dice il professor Mauro Baranzini - ci si sta senz’altro attivando per attirare i capitali depositati a Cipro”.

Moodys’ stima in 30 miliardi di euro i capitali russi dormienti a Cipro. E diversi analisti sostengono che presto diversi soldi potrebbero lasciare l’isola...
“Si, ma ci sono diversi problemi. Anzitutto portandoli via ora si arrischia di perdere fino al 30-40%. E soprattutto per il suo buon nome la nostra piazza finanziaria deve fare molta attenzione: questi soldi possono essere frutto di operazioni poco trasparenti, essere in nero, oppure essere capitali frutto di operazioni di riciclo”.

Le banche svizzere ci guadagneranno?
“Non è da escludere, ma in ogni caso non c’è stata alcuna orchestrazione da parte dei banchieri svizzeri. La Confederazione non è più un paradiso fiscale: le banche elvetiche sono ormai più severe di molte altre, questo è sicuro, nell’accertarsi che i soldi non siano sporchi oppure di provenienza dubbia”.

E i russi?
“Il problema è che la Svizzera oggi non sa che pesci pigliare e non sa cosa succederà con la Russia. Magari un giorno anche loro ci diranno: vogliamo una specie di accordo di Rubik”.

Dunque…
“Più che portare i soldi da noi io penso che i ricchi oligarchi russi cercheranno di comperare immobili in Svizzera, o a Montecarlo, o a Londra, di nascondere i loro averi nelle cassette di sicurezza, oppure ancora di trasformarli in oro, da depositare poi nelle banche elvetiche o in quelle di altre piazze finanziarie sicure”.

Si dice che, dopo Cipro, anche la Slovenia rischia il collasso economico. Gli italiani, per paura di un contagio, torneranno in massa a portare i soldi in Svizzera?
“La cosa più preoccupante, per gli italiani, è che pochi giorni fa l’Agenzia delle entrate ha richiesto alle banche italiane tutte le tracce dei movimenti finanziari, inclusi i BOT, i nominativi dei proprietari delle cassette di sicurezza ed il numero di volte che negli ultimi anni vi è stato accesso. Questo è un ulteriore passo in avanti contro la privacy, e di ossessionante controllo di tutte le attività finanziarie delle famiglie. E questo mette più paura agli italiani di quanto sta avvenendo a Cipro o potrebbe avvenire in Slovenia. Quando si è fatto entrare nell’Unione Monetaria Europea i paesi periferici e i paesi dell’Est europeo la speranza era che queste nazioni sarebbero state stabilizzate dalla forza del nucleo duro europeo (Germania, Francia e Paesi del Nord Europa); idealmente sembrava una buona idea. Dal punto di vista economico ora però ci si accorge che è stata una mossa troppo affrettata e troppo azzardata”.

joe.p.

Mauro Baranzini - si legge sulla sua scheda sul sito dell'Università della Svizzera italiana - è professore ordinario di Economia politica all'USI, Dr. rer. pol. (Friborgo), MA e DPhil (Oxford), dal 1975 al 1985 è stato lecturer and director of studies in economics al The Queen’s College dell’Università di Oxford. E' stato professore ordinario di Economia politica nell’Università di Verona. Ha svolto per lunghi periodi ricerca in varie università (fra cui Harvard, Berkeley, MIT e Stanford). È stato membro del Comitato ordinatore delle Facoltà luganesi dell’USI. Ha in corso un grosso progetto di ricerca sull’insegnamento dell’economia al King’s College di Cambridge per il periodo 1945-75. Ha pubblicato nel campo della macroeconomia, della distribuzione del reddito e dell’accumulazione del capitale. Siede in diverse Commissioni scientifiche. È foreign fellow dell’Accademia di Scienze e Lettere dell’Istituto Lombardo di Milano, e dell'Accademia Nazionale dei Lincei di Roma. Nel 2009 gli è stato attribuito il premio internazionale per le scienze economiche “L. Tartufari” dell’Accademia dei Lincei di Roma, ex-aequo con Andreu Mas-Colell.

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