Economia e Finanza

FIAT, beneficio netto di 1,7 miliardi

Il gruppo ha beneficiato del primo utile di Chrysler dal '97

  • 01.02.2012, 17:01
  • 05.06.2023, 17:58
Sergio Marchionne (Keystone)

Sergio Marchionne ha di che essere soddisfatto: la FIAT Spa ha chiuso il 2011 con ricavi, pari a 59,6 miliardi di euro: il contributo di Chrysler per il periodo giugno-dicembre è di 23,6 miliardi di euro. Ciò corrisponde ad un utile netto di 1,7 miliardi di euro. Esclusa la casa di Detroit la crescita è del 4,2% (37,4 miliardi).

La scommessa vincente di Marchionne su Chrysler

Chrysler archivia il 2011 con un utile netto di 183 milioni di dollari a fronte di una perdita di 652 milioni nel 2010 e oltre il target fissato nel 2009. È la prima volta dal '97 che Chrysler chiude un anno in utile netto. I ricavi 2011 sono aumentati del 31% a 55 miliardi di dollari. Le vendite mondiali sono aumentate del 22% a 1'855'000 unità. Si tratta indubbiamente di una vittoria per l'amministratore delegato Sergio Marchionne che ha portato la FIAT a prendere nel 2009 i comandi operativi e quindi il controllo del gruppo americano nello scorso mese di giugno.

Previsioni prudenti per il 2012

L'utile della gestione ordinaria è stato pari a 2,4 miliardi di euro, con un margine sui ricavi al 4%. Escludendo Chrysler, l'utile è stato pari a 1 miliardo, in linea con il 2010. Per il 2012 Fiat Spa prevede, a causa "del livello di incertezza che riguarda l'evoluzione a breve dell'economia dell'eurozona" ricavi superiori a 77 miliardi di euro, utile della gestione ordinari fra 3,8 e 4,5 miliardi, utile netto tra 1,2 e 1,5 miliardi, indebitamento netto industriale tra 5,5 e 6 miliardi.

Nuove alleanze in Europa?

"Resto aperto a discutere per una soluzione sul mercato europeo: non ho nessuna novità su un eventuale terzo partner in Europa" ha affermato l'amministratore
delegato di FIAT e Chrylser, Sergio Marchionne, rispondendo a chi gli chiedeva se avesse avuto contatti con altri partner dopo aver dichiarato che l'industria automobilistica europea ha bisogno di un consolidamento. L'Europa paga ora l'inadeguata risposta alla ristrutturazione del settore.

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