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“L’ingerenza USA sugli altri Paesi? Non è nuova”

L’analisi del professor Del Pero dopo le dichiarazioni di Trump nei confronti del Canada: “un accordo commerciale sarà molto difficile se riconosce lo Stato di Palestina”

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Radiogiornale delle 12.30 del 31.07.2025: Riconoscimento dello Stato di Palestina e veto USA, l’analisi del professor Mario Del Pero

RSI Info 31.07.2025, 14:07

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Di: Radiogiornale/ATS/M. Ang. 

I dazi vengono usati anche in chiave politica dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nei confronti di determinati Paesi. L’ultimo di questi è il Canada. Nelle scorse ore il premier canadese aveva annunciato di voler riconoscere, in settembre, lo stato di Palestina, così Trump ha immediatamente fatto sapere che un accordo commerciale con il Canada sarà “molto difficile se riconosce lo Stato di Palestina”

Il radiogiornale della RSI ha intervistato sulla questione Mario Del Pero, americanista e professore di relazioni internazionali all’Istituto di scienze politiche di Parigi, per capire innanzitutto se, alla vigilia del primo d’agosto, questa sia ancora una mossa negoziale di Trump o sia invece qualcosa di più. Per esempio la volontà chiara di determinare anche la politica estera di altri Paesi.

Il professor Mario Del Pero ritiene che questa sia “evidentemente una forma di ingerenza negli affari di altri Paesi, non nuova, perché gli Stati Uniti queste ingerenze le hanno esercitate già in passato, con forme diverse”. Ed è un’ingerenza che fa leva su una doppia strumentazione di potenza degli Stati Uniti, sottolinea Del Pero. “Gli USA sono l’attore superiore dell’ordine internazionale, hanno delle leve negoziali di pressione sugli interlocutori di cui nessun altro dispone. Forniscono sicurezza, protezione nel caso dell’Europa. Questo è il primo elemento. Il secondo elemento è che il mercato americano è stato strumento di egemonia. È vitale per tanti Paesi che a quel mercato vogliono accedere, che su quel mercato esportano beni che sono molto importanti per determinati settori delle loro economie. Trump sta usando questa indispensabilità del mercato americano per ingerire, per condizionare, la politica estera di altri Paesi, per piegare questi Paesi alla volontà statunitense”.

C’è poi il caso del Brasile, dove l’ex presidente Bolsonaro è sotto inchiesta. Trump ha definito vergognosi i processi contro Bolsonaro, descritto come vittima di una “caccia alle streghe”, in relazione alle accuse mosse contro di lui per il tentato colpo di Stato. Il presidente del tribunale, Luís Roberto Barroso, ha difeso l’indipendenza del potere giudiziario e ha ribadito che “in Brasile non si persegue nessuno”, aggiungendo che tutti i procedimenti si svolgono regolarmente, senza pressioni esterne. 

“Qui siamo dentro un caso eclatante per certi aspetti - sottolinea Mario Del Pero -. Dicevamo delle ingerenze, storicamente ci sono state. Pensiamo anche solo al caso italiano durante la guerra fredda, però qui, sanzionare un Paese per un’inchiesta giudiziaria in corso in questo Paese, che ha per oggetto un alleato politico è qualche cosa che forse non abbiamo mai visto in forma così esplicita. Verrebbe voglia di dire che è un atteggiamento quasi neo-imperiale quello di un presidente statunitense, che pretende di condizionare inchieste giudiziarie in Brasile. È coerente, questo atteggiamento neo-imperiale, con il linguaggio e la postura finora adottata da Trump in materia di politica estera, nella quale tutti gli altri attori sono soggetti a sovranità limitata e gli Stati Uniti hanno gli strumenti per limitare grandemente la sovranità altrui. Il Brasile sta rispondendo con fermezza. Vediamo che cosa ne conseguirà. Ma è una dinamica per certi aspetti straordinaria e credo anche abbastanza preoccupante”.

Se non è una novità che gli Stati Uniti cerchino di imporre agli altri il fatto che loro sono la superpotenza. C’è qualche cosa di nuovo invece però proprio sulla forma, una forma “decisamente nuova”. “Stiamo parlando di un presidente che, nel discorso inaugurale, nel suo discorso di insediamento il gennaio scorso, ha indicato l’espansione territoriale come obiettivo - ricorda il professore -. Ha prospettato l’annessione della Groenlandia, ha minacciato una riappropriazione statunitense di Panama e del Canale. C’è qualcosa di nuovo. C’è una postura imperiale anche molto spregiudicata, in cui l’interesse nazionale degli Stati Uniti viene messo sul tavolo in maniera nuda e cruda, come fattore determinante nelle scelte di politica estera. Gli Stati Uniti sono da decenni l’attore superiore dell’ordine internazionale, però questo loro primato lo hanno esercitato anche in forma consensuale attraverso il dialogo, il negoziato multilaterale, determinate concessioni fatte all’interlocutore di turno. Con Trump c’è decisamente un salto di qualità. Dobbiamo vedere se questo salto di qualità si sostanzia poi in azione effettiva. Il Canada, per esempio, ha risposto con fermezza a queste posizioni assunte dall’amministrazione Trump, però sicuramente c’è qualcosa di nuovo, per certi aspetti di straordinario: il fatto di sanzionare un giudice della Corte Suprema del Brasile ce lo mostra molto bene”.                

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Il Canada vuole riconoscere lo Stato palestinese

Telegiornale 31.07.2025, 12:30

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