Centinaia di migliaia di egiziani, forse milioni, hanno invaso piazze e strade del paese domenica chi per sostenere, chi per contestare Mohammad Morsi, che esattamente un anno fa ha assunto la presidenza.
Come quando, nel 2011, fu cacciato Hosni Mubarak, il suo predecessore, Piazza Tahrir al Cairo s'è trasformata in un mare di bandiere rossobianconere con i manifestanti a chiedere le dimissioni del nuovo regime.
Non c'è voluto molto perché tra partigiani e oppositori si scatenasse la violenza; gli scontri hanno già fatto due morti e decine di feriti.
In una rara intervista concessa a un giornale straniero, il britannico The Guardian, il diretto interessato ha intanto dichiarato che non lascerà la poltrona.
"Democrazia a rischio"
Per Giuseppe Scattolin , missionario comboniano al Cairo raggiunto telefonicamente da Luisa Orelli, “oggi si sta giocando la democrazia del paese. Oggi, infatti, ricorre un anno da quanto il presidente è stato eletto, un anno giudicato da più parti come negativo e la gente è tornata in piazza per chiedere più democrazia”.
“Spero che di fronte a un caos totale del paese le parti in causa riescano a parlarsi e a trovare un’intesa, per evitare nuove violenze; al Cairo c’è molta paura”, ha aggiunto. Ascolta l’intervista a lato.
(redaz MM/txt)
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Contenuto audio
RG 12.30 le riflessioni di padre Giuseppe Scattolin, missionario comboniano al Cairo, al microfono di Luisa Orelli
RSI Info 30.06.2013, 16:47