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L'arte scomparsa dai musei ucraini

Il museo di belle arti di Odessa, tra gli altri, ha dovuto nascondere le collezioni. Ora espone opere che denunciano l’aggressione di Mosca - Ma cosa accadrà ai quadri russi? Il reportage

  • 17.07.2023, 18:30
  • 11.08.2023, 14:46
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Odessa: il reportage dal Museo di Belle Arti

SEIDISERA 17.07.2023, 18:18

  • P. Nurnberg/RSI
Di: Paola Nurnberg 

Non ci sono file alla biglietteria del museo di Belle Arti di Odessa perché le sue sale, in entrambi i piani dell’edificio, sono praticamente vuote. La guerra in Ucraina ha prodotto anche una vittima illustre, l’arte che, per essere protetta da bombardamenti e saccheggi, è stata messa al riparo.

Il museo di belle arti di Odessa, come altri musei ucraini, a causa del conflitto, ha infatti dovuto spostare la collezione di quadri e opere portandoli in posti segreti per custodirli al sicuro fino a guerra finita. Al loro posto adesso, le sale sono piene di opere contemporanee che ricordano l’aggressione della Russia.

Prima su tutte queste pareti c’erano opere di artisti che coprivano un arco di tempo che andava dal XVII al XXI secolo, ed erano esposti artisti russi, bielorussi, oltre che ucraini”, dice Volodymir Damaskin, uno dei curatori del museo, mentre mostra le pareti vuote nelle sale spoglie. “Adesso questi quadri sono stati spostati e per motivi di sicurezza non possiamo dire dove siano protetti. Posso solo dire che sono in un posto sicuro e che stiamo aspettando la vittoria e la fine della guerra per esporre ancora la collezione, anche se lo faremo con una nuova concezione e non più basandoci su quella di prima, che è ormai “moralmente vecchia”.

L’allusione di Damaskin è piuttosto esplicita e riguarda l’atteggiamento di molti ucraini, che vorrebbero operare un netto taglio col passato e rinnegare, cancellare, tutto ciò che riguarda la cultura russa, anche quando si tratta di arte che risale a secoli fa. Non a caso, nel centro di Odessa, dove si trova il museo dedicato al poeta e romanziere russo Puskin, non si esibisce più la statua del celebre autore all’ingresso, che è stata racchiusa ora rozzamente in una cassa di legno per essere nascosta ai passanti.

Chiediamo allora se i quadri siano almeno conservati all’interno dei confini nazionali, e soprattutto che cosa accadrà a quelli russi, in futuro.

“Non posso dire nemmeno se siano nel Paese perché è proprio per una questione di tutela, ma per quanto riguarda la fine che faranno quei quadri, devo dire che normalmente gli approcci del museo sono due. Il primo è quello di togliere effettivamente i dipinti dalle sale per tenerli nascosti in un locale apposito, senza più esporli al pubblico, mentre la seconda opzione può essere quella di ripensare l’interpretazione di tutte queste opere, valutando la coesistenza degli artisti russi accanto a quelli ucraini, riesponendoli quindi, ma questa volta con un approccio critico”.

"Una decisione come questa - continua Damaskin – ovvero di ciò che si farà dei dipinti di artisti russi, è di competenza del dipartimento scientifico del museo, che formerà un’apposita commissione, che dovrà rivalutare i quadri e decidere quali esporre e quali no, e spiegare il perché”.

Ma l’arte è patrimonio dell’umanità, quindi perché dei privati dovrebbero poter decidere cosa fare di opere anche del periodo precedente l’Unione Sovietica?

“Prima la collezione del museo era considerata in base a criteri cronologici, cioè i quadri erano esposti in base al secolo o alla corrente di appartenenza. Oggi vogliamo adottare una nuova strategia, concentrandoci maggiormente su eventi particolari, o su artisti locali e pittori che lavoravano qui a Odessa, ma questo non significa che non vogliamo più esporre, ad esempio, i quadri di epoca sovietica, perché questi ultimi possono anzi contribuire a dare una visione più ampia e completa della collezione. Comunque, anche in questo caso le vie possibili da percorrere sono due: in una può intervenire il ministro della Cultura ucraino, che può dire che una collezione è da ridurre o da modificare. Ci sarebbero quindi “ordini superiori”, o una decisione che arriva dall’alto, a livello di Governo, ma è complicata da applicare perché creerebbe un concetto generale mentre i musei hanno culture, tradizioni e narrazioni differenti tra loro. Nella seconda ipotesi invece, si lascia – come detto - che sia un gruppo di specialisti a decidere che cosa sia meglio esporre, per far capire al visitatore in che modo si stia sviluppando l’arte".

Le sale vuote del museo sono alternate ad altre in cui adesso ci sono opere simboliche prodotte in questi mesi, dopo l’invasione russa e con materiali raccolti sul campo come proiettili, pezzi di metallo e di razzo, o con altri detriti. Tutto molto lontano dal bello artistico senza tempo che c’era prima. Eppure necessario, per non dimenticare che di eterno c’è anche il brutto, ed è l’orrore della guerra.

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