Una videocamera, un pugno di contatti e tanti chilometri da percorrere. C’era poco altro ad aspettarmi nelle Filippine post-Haiyan (Yolanda). Quello che non avrei potuto immaginare è che il mio viaggio si sarebbe presto trasformato in qualcos’altro. In una missione con uno scopo ben preciso.
Tutto inizia a Calabanga, un piccolo centro delle Camarines Sur, dove conosco Suor Margherita dalla Benetta e gli ospiti del suo convento: quindici bambini sopravvissuti alla furia del tifone. È cosí, che tra una chiaccherata sull’Italia e due calci al pallone, scopro le loro storie. Il risveglio dopo il tifone, il letto di cadaveri fuori dalle scuole, la perdita dei loro familiari, i corpi dei vicini di casa e degli amici disseminati ovunque.
I bambini di Calabanga
Con pochi Pesos filippini decido di stampare una serie di ritratti dei bambini, con l’obiettivo di consegnarli alle loro famiglie. L’idea li lascia così sorpresi da affidarmi anche le loro lettere e alcuni effetti personali. Quando qualche giorno dopo raggiungo Tacloban, ciò che trovo è una città fatta di morte e distruzione. Di corpi rinvenuti tra le macerie, di case schiacciate dalla furia degli elementi, ma anche di speranza e ospitalità.
Le ferite del Tifone a Tacloban
Dopo alcuni giorni riesco a individuare i destinatari delle mie lettere e quando raggiungo il villaggio dei pescatori, sono le decine di bambini che affollano il quartiere a guidarmi verso la mia destinazione. È laggiù, tra capanne fatiscenti e malferme, che finalmente incontro le madri, i padri, i fratelli e le sorelle dei bambini.
Quando aprono le lettere alcuni sorridono, altri scoppiano in lacrime. Altri ancora non sanno leggere e devono chiedere aiuto ai propri amici. Non c’è modo di capire cosa dicano. Almeno non per me. Ma è in quel momento, in quell’angolo di mondo che combatte per rinascere, che per la prima volta riesco a comprendere quale sia il significato di ‘Pag asa’, il corrispondente filippino di ‘speranza’.
Pag asa, ovvero speranza
Qualcosa di intangibile, che spinge i sopravvissuti oltre la disperazione, oltre la perdita dei loro cari, la paura del futuro e l’ombra della corruzione. Qualcosa che li aiuta a sorridere, nonostante tutto.
Claudio Acchieri
Alcune info supplementari
Haiyan, tifone noto anche come Yolanda
Il tifone Haiyan del novembre 2013, conosciuto nelle Filippine come tifone Yolanda, è stato uno dei più forti cicloni tropicali mai registrati. Trentesimo uragano, tredicesimo tifone e quinto super-tifone della stagione degli uragani del Pacifico del 2013, con venti in grado di raggiungere e superare i 240 km/h. Nelle Filippine le conseguenze del suo passaggio sono state catastrofiche: 6’245 morti, 28’626 feriti e 1’039 dispersi. Le abitazioni colpite sono state 1'140’000, di cui 551’000 completamente distrutte.
Il reportage completo
Dal TG20: