Il candidato è cambiato, ma l’estrema destra è ancora in testa: cinque mesi dopo l’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali e l’esclusione di Calin Georgescu, la Romania ha confermato la sua svolta nazionalista nel nuovo voto di domenica.
Vola George Simion. Dopo lo spoglio dell’95% dei voti, il leader del partito AUR, è dato al 40%. Testa a testa invece tra Crin Antonescu della coalizione governativa PSD-PNL-UDMT) ottiene il 20,9% e Nicușor Dan, indipendente e sindaco di Bucarest al 20,2% , mentre l’ex premier Victor Ponta, anch’egli indipendente ma su posizioni nazionaliste è più indietro al 14%.
“Insieme oggi abbiamo fatto la storia”, ha dichiarato il vincitore in un video messaggio trasmesso dalla sede del suo partito ai sostenitori che scandivano “Fuori i ladri, viva i patrioti”.
Con questi numeri, George Simion spur confermandosi abbondantemente in testa, non raggiunge tuttavia la maggioranza assoluta necessaria per evitare il ballottaggio, previsto per il 18 maggio. Per chi sfiderà Simion, Crin Antonescu è in vantaggio su Nicușor Dan, anche se la situazione potrebbe cambiare con i voti della diaspora. Infatti, dopo lo spoglio del 21%, delle schede espresse all’estero, Simion ha preferenze per il 56,81% e Nicusor Dan al 27,38%, mentre Antonescu è stato votato fin qui soltanto dall’8,05% dei romeni all’estero.
Un totale di undici candidati era in lizza per una carica essenzialmente protocollare, ma influente in politica estera, in questo Stato membro dell’UE di 19 milioni di abitanti che è diventato un pilastro fondamentale della NATO dopo l’invasione russa della vicina Ucraina.