Mondo

Venti di guerra sull’Iraq

Gli Stati Uniti, preoccupati dalle nuove violenze, non escludono di bombardare nuovamente il paese

  • 07.08.2014, 23:20
  • 06.06.2023, 21:16
Una nuova "tempesta" in vista

Una nuova "tempesta" in vista

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A Washington c’è preoccupazione per il caos e le violenze che stanno investendo il nord dell’Iraq, dov’è sempre più prossima “una catastrofe umanitaria”. A denunciarlo giovedì è il portavoce della Casa Bianca, secondo cui: “la situazione delle minoranze religiose è allarmante e gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare il Governo iracheno nell'affrontare questa emergenza".

Un aiuto che, stando a indiscrezioni di stampa, potrebbe essere anche militare, con il bombardamento aereo delle basi dei jihadisti dello Stato islamico (IS). Indiscrezioni non smentite dal portavoce del presidente americano stando al quale: “Non ci saranno nostre truppe in Iraq; ogni eventuale azione militare sarà limitata nei suoi obiettivi”. La decisione di entrare in azione, secondo il New York Times, sarebbe comunque “imminente”.

Obama si prepara

Obama si prepara

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Una questione delicata, sulla quale pure il Consiglio di Sicurezza dell'ONU si chinerà giovedì notte, nel corso di una riunione d’emergenza a porte chiuse a New York.

Anche il Papa è sceso in campo lanciando un “appello alla comunità internazionale per porre fine al dramma umanitario in atto e perché ci si adoperi per proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati”.

Chi scappa, chi insegue

Donne rapite e vendute

Tra le principali vittime delle violenze figurano le donne della minoranza Yazidi e quelle cristiane. Donne che, stando a quando denunciato da più fonti, sarebbero state rapite in gran numero nei giorni scorsi dai miliziani dell’IS

L'annuncio del portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest

Il, Josh Earnest: “gli Stati Uniti condannano fermamente l'attacco dei miliziani dell’IS. Queste azioni hanno aggravato una crisi umanitaria già drammatica e si sta avvicinando una catastrofe umanitaria con decine di migliaia di civili in fuga dalle persecuzioni”.

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