Svizzera

Farmaci che bloccano la pubertà: sì o no?

Disforia di genere e giovani intenzionati a mutare sesso: un fenomeno che suscita sempre più interrogativi e controversie

  • 06.09.2022, 05:49
  • 20.11.2024, 15:07
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Riflessione sulla disforia di genere

Telegiornale 05.09.2022, 20:00

Di: FaDa/TG 

La disforia di genere fino a qualche anno fa concerneva soprattutto persone di sesso maschile che si identificano in quello femminile. Negli ultimi 5 anni circa le cose sono invece drasticamente cambiate: infatti, la stragrande maggioranza di chi intraprende una terapia in questo senso è di sesso femminile.

Il fenomeno sorge con il malessere vissuto da un individuo, il quale non si riconosce nel sesso fenotipico di nascita. A soffrire di un tale senso di inadeguatezza sono molto spesso i più giovani, e i farmaci in grado di bloccare gli effetti della pubertà possono essere assunti già a dieci anni di età.

Ad assumerli è stata ad esempio la figlia di una coppia ginevrina, la quale ha deciso di fondare un'associazione mirata a cambiare l'approccio alla questione, e alla quale hanno aderito vari medici e insegnanti.

Un processo troppo rapido?

"Poco prima dei 16 anni nostra figlia ci ha detto di essere un ragazzo. L'abbiamo sostenuta e accompagnata dai medici. Ha visto uno psicologo per soli 4 appuntamenti, il quale le ha diagnosticato la disforia di genere e l'ha ritenuta capace di discernimento per intraprendere una terapia ormonale e modificare il proprio corpo con una mastectomia. Siamo rimasti sorpresi e allarmati dalla rapidità della procedura", afferma Isabelle Ferrari , co-fondatrice dell'associazione.

Degli effetti irreversibili

L’endocrinologo pediatrico Urs Eiholzer, il quale ha scelto di non praticare queste terapie perché non se la sente di assumersi la responsabilità di un tale cambiamento, invita a riflettere sulla crescita del numero di ragazze che seguono lo stesso percorso. "Quando ci sono degli aumenti tali, bisogna chiedersi quali sono le ragioni che vi stanno dietro; anche perché secondo l'Ufficio federale di statistica, tra il 2018 e il 2020, in Svizzera sono stati asportati i seni a 9 ragazze tra i 10 e i 14 anni e a 43 tra i 15 e i 19 anni. Non ci sono però dati su quanti giovani si sottopongono alle terapie e da chi vengono fatte".

Dati di cui bisognerebbe però disporre per comprendere il fenomeno - molto presente anche sui social media - poiché le terapie possono avere effetti irreversibili, fino alla sterilità. "Se a una ragazza si blocca la pubertà e poi le si somministra il testosterone, a cambiare è ad esempio la voce, ed è irreversibile. Le spalle si allargano, la massa muscolare aumenta del 25% all'anno, e anche questo è irreversibile" spiega Eiholzer.

Intanto in paesi come la Gran Bretagna, Svezia, Finlandia e Francia è stato deciso di proibire i bloccanti della pubertà al di sotto dei 16 anni. Ed è quello che chiede anche la sopraccitata associazione dei genitori. "Bisogna lottare contro l'omofobia e la transfobia, ma mi chiedo se la nostra società sia davvero tollerante. Trovo scioccante constatare che ad una ragazza che non ama vestiti e atteggiamenti femminili, porta i capelli corti e magari è anche omosessuale, si dica beh, allora sei un maschio e devi diventarlo. Lo considero un atteggiamento semplicistico e retrogrado".

La parola all'esperto

Mattia Lepori, membro della Commissione centrale di etica dell'Accademia svizzera delle scienze mediche, sostiene che si tratti fondamentalmente di "una situazione a cavallo tra l'etica e il diritto". La legge sanitaria cantonale in Ticino prevede che a partire dal sedicesimo anno d'età l'individuo abbia la capacità di discernimento, e che quindi sia in grado di decidere per sé.

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Il parere della commissione etica

Telegiornale 05.09.2022, 20:00

Per coloro che dubitano dell'effettiva capacità di un adolescente di comprendere tutti gli effetti per lo più irreversibili del trattamento, Lepori afferma che in materia di esperto di etica una legislazione più o meno severa non è risolutiva. "Penso che queste questioni vadano affrontate con il dialogo e soprattutto con l'informazione, e al tempo stesso non vadano medicalizzate per forza e rese patologiche delle decisioni con le quali noi fondamentalmente potremmo anche non essere d'accordo".

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