L’inchiesta penale sulla caduta fatale di un boscaiolo, avvenuta in Val d’Arbedo tre anni fa, sarà riaperta. Ne dà notizia lunedì il Giornale del Popolo, precisando che la Corte dei reclami ha intimato alla procuratrice Margherita Lanzillo di approfondire le cause che portarono alla morte del 28enne altoatesino.
L’uomo precipitò per 50 metri in un burrone mentre con alcuni colleghi stava tagliando degli alberi per la produzione di pellet a 1'300 metri d’altezza. La prima indagine si concluse senza attribuire responsabilità, ma ora s’ipotizza l’accusa di omicidio colposo da parte della ditta svizzera per la quale il boscaiolo lavorava.
Stando alle ricostruzioni elaborate al momento della disgrazia, il giovane perse l’equilibrio mentre stava trascinando uno dei cavi di una seconda teleferica per il trasporto del materiale. Non riuscendo ad afferrare e ad assicurarsi al cavo stesso, cadde nel vuoto uccidendosi. Secondo il padre del ragazzo, le norme di sicurezza non erano rispettate su quel cantiere, tanto che la vittima non era imbragata come è invece necessario.
EnCa