“Siamo sorpresi e anche parecchio scocciati da questa storia”. È questo il commento del direttore di una delle aziende controllate in occasione della maxi operazione che si è svolta mercoledì su due cantieri FFS a Bellinzona e a Paradiso. Le indagini ruoterebbero intorno al caporalato nell’ambito dei subappalti per la fornitura e la posa dell’acciaio per il calcestruzzo.
Una prassi – ci è stato spiegato – regolare nel settore, dove ci si accorda per un prezzo al chilo con fornitori e posatori. E i problemi non riguarderebbero infatti il subappalto, che per essere assegnato e soprattutto approvato dal committente, in questo caso le FFS, prevede tutta una serie di controlli e documenti prescritti dalla legge. Per esempio il versamento degli oneri sociali, il pagamento delle tasse e il rispetto del contratto collettivo.
Le ipotesi di caporalato riguarderebbero invece la ditta incaricata della posa del ferro, azienda domiciliata nel Moesano e con sede a Sondrio, in Valtellina, il cui responsabile oggi risultava irreperibile. La procura abbiamo saputo - si muove verso ipotesi di reato come: usura, coazione, falsità in documenti e infrazione alla legge sulle assicurazioni sociali.
“Avevamo già lavorato con loro e non avevamo mai avuto problemi. Purtroppo una volta avvenuta l’assegnazione regolare se la ditta che riceve il lavoro poi decide di delinquere noi ci possiamo fare poco, abbiamo ad ogni modo aiutato la polizia nelle indagini per quanto ci è stato possibile” ha aggiunto ancora amareggiato il direttore della ditta subappaltante. In Magistratura per ora vige il massimo riserbo e non vengono fornite ulteriori informazioni.
CSI/MABO