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Attacchi preannunciati a Mosca

Due studiosi di geopolitica Lucio Caracciolo e Paolo Magri analizzano l'attacco in Siria

  • 14 aprile 2018, 15:11
  • 8 giugno 2023, 18:35
Diversi osservatori affermano che Mosca era stata avvisata con largo anticipo da Trump

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"Una rappresaglia annunciata e per ora limitata", comincia così l’analisi del professore di Geografia politica, direttore della rivista italiana di Geopolitica Limes e giornalista, Lucio Caracciolo, sulla pioggia di missili arrivati sulla Siria sabato mattina. Le ragioni di questo attacco su Damasco, secondo l’intervista che il saggista ha rilasciato ai microfoni del Radiogiornale della RSI, affondano le radici anche nella politica interna, nel bisogno di Donald Trump di rafforzare la sua posizione anche in qualità di capo delle forze armate.

RG 12.30 del 14.04.18: l'analisi di Lucio Caracciolo, fondatore e direttore di Limes

RSI Mondo 14.04.2018, 14:47

I timori che altri attacchi possano portare a scontri con i russi collocati in Siria, da parte della comunità internazionale, è presente. Ma lo stesso Caracciolo fa presente che c’è stato un preavvertimento a Mosca su questo attacco con molto anticipo da parte degli Stati Uniti, una settimana circa "dove probabilmente – dice - si è negoziato in maniera pragmatica su dove e come colpire. Ora le propagande marciano a pieno regime ma non c’è dubbio che questo attacco sia frutto anche di un accordo sulla limitazione di esso da parte delle maggiori potenze, in particolare Mosca e Washington". Versione, questa, che Mosca respinge.

Un'altra analisi sulla strategia americana di queste ore arriva da Paolo Magri, direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale e docente di Relazione internazionali all'università Bocconi di Milano. Secondo il docente, quanto avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, ha il potere di incidere poco, non ha un carattere risolutivo per il popolo siriano. I rischi di una escalation, ha spiegato al Telegionarle RSI, sono minimi e non cambiano le sorti di civili che continuano a morire per quelli che lui stesso definisci crimini compiuti dal regime di Assad in altre parti del Paese. Non solo per attacchi chimici sui quali la comunità internazionale non ha prove documentali terze da esibire.

RG/TG/sdr

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