“Tunisia prima democrazia del mondo arabo”. L’orgoglio tunisino per avere saputo scrivere una nuova pagina della propria storia impregna anche i graffiti improvvisati sui muri di Avenue Bourguiba. Giovani e meno giovani, uomini donne - velate e non - la prima cosa che fanno incontrandoli è mostrare fieramente le loro dita ancora macchiate di inchiostro nero.
"Tunisia prima democrazia del mondo arabo"
“Sono fiero. Abbiamo fatto la differenza rispetto ad altri paesi arabi. Se penso al caos della Libia e alla guerra in Siria, non posso che dire che siamo stati i soli a riuscire nella rivoluzione”, ci dice Iskander. Ventenne, studia lingue e come migliaia di giovani tunisini ha potuto esercitare per la prima volta il diritto di voto. Ma la sua euforia si placa parlando di elezioni presidenziali.
Delusione, disincanto e timori di una gioventù dimenticata
“Non so chi voterò, non so nemmeno se andrò a votare”. Uno scarso entusiasmo che attraversa un po’ tutta la società tunisina, ma a colpire è il fatto che per la prima volta nella sua storia la Tunisia potrà eleggere liberamente il suo presidente, eppure un giovane sta pensando di disertare le urne. E non è il solo. “Non vedo nessuno che possa fare la differenza. È vergognoso e triste, nessuno di loro ha un vero progetto per il futuro della Tunisia”. E qui esce tutta l’amarezza di una generazione che dopo essersi ribellata ora si sente tradita, derubata di ogni prospettiva e rappresentanza. In un Paese in cui la media di età è di 30 anni, tra i 24 candidati in lizza figura una donna, ma non un giovane sotto i 50 anni. E il grande protagonista di questo primo turno, più che i candidati potrebbe essere l'astensionismo tra i giovani.
Annamaria Valenti