E’ sempre molto cauta l’Unione europea quando si tratta di commentare le vicende politiche interne di un proprio Stato membro, ma ogni tanto la situazione giustifica uno strappo. Mercoledì, poco dopo la riconferma del governo Letta, il presidente della Commissione ha salutato un voto dall’importanza decisiva non solo per l’Italia ma per l’Eurozona e l’UE nel suo insieme.
La prospettiva di una crisi e di nuove turbolenze politiche nella penisola aveva seriamente inquietato gli ambienti europei. L’Italia è la terza economia dell’UE, la sua stabilità è essenziale nel momento in cui il vecchio continente comincia a conoscere qualche segnale di ripresa. Roma poi presiederà il club durante la seconda metà del 2014. Un semestre importante, durante il quale l’attuale Commissione uscirà di scena e si formerà di quella nuova, che deve entrare in carica il 1 novembre. L’esecutivo di Bruxelles dovrà ottenere l’approvazione del nuovo Europarlamento che uscirà dalle elezioni europee del 22-25 maggio. Ora è chiaro che sarà Enrico Letta - veterano della politica europea - a gestire questa fase delicata.
José Manuel Barroso - che come Silvio Berlusconi è membro del Partito Popolare Europeo, la maggiore famiglia politica del vecchio continente – aveva avuto martedi un colloquio telefonico con il leader di Forza Italia. Se il presidente della Commissione ieri si è limitato a felicitarsi per la ritrovata stabilità, il leader dei socialdemocratici, Hannes Swoboda ha invece fustigato il comportamento “irresponsabile e distruttivo” del politico e imprenditore italiano. Un altro socialdemocratico, Martin Schulz, presidente dell’ Europarlamento nonchè uno dei possibili successori di Barroso (sì, è quello a cui Berlusconi aveva dato del kapò) si è limitato a scrivere, in un tweet , che il voto a Letta è stato un voto di fiducia per tutti gli europei che combattono per uscire dalla crisi.
Tomas Miglierina