La scelta del nome del nuovo Papa, Francesco, si iscrive nel segno della novità. Ma se anche nello stile di vita del nuovo Pontefice, semplice e umile, è indubbio il riferimento al poverello di Assisi, non è da escludere che Jorge Mario Bergoglio abbia voluto rendere omaggio pure a Francisco de Jasso Azpilcueta Atondo y Aznares de Javier, comunemente noto con il nome italianizzato di Francesco Saverio, missionario spagnolo morto in Cina nel 1552, proclamato santo da Gregorio XV nel 1622 e soprattutto uno dei membri originari della Compagnia di Gesù.
In effetti, oltre che il primo Papa sudamericano (e il primo non europeo dopo oltre 12 secoli), il 76enne argentino è anche il primo gesuita ad accedere al soglio di Pietro.
Un po' di storia
L'ordine a cui appartiene Bergoglio fu fondato nel '500 da Ignazio da Loyola e da pochi compagni. I gesuiti osservano il voto di totale obbedienza al pontefice e sono particolarmente attivi nell'educazione e nelle missioni. È un gesuita il padre Gabriel interpretato da Jeremy Irons nel film "Mission", ambientato nella seconda metà dell'XVIII secolo, quando la Spagna fu costretta a cedere terre al Portogallo e quando, nel 1774, sotto forti pressioni politiche papa Clemente XIV dissolse l'ordine, che sopravvisse solo nella Russia di Caterina II e rinacque nel 1814. Anche in seguito fu però costretto a subire l'espulsione da diversi paesi (compresa la Svizzera, in conseguenza della guerra del Sonderbund del 1847 e fino al 1973).
I gesuiti sono guidati da un preposito generale popolarmente noto come il "Papa nero", per il colore della tonaca e perché nominato a vita (anche se a differenza di quanto accade per il Pontefice romano, le dimissioni per ragioni di salute non sono un'eccezione). Attualmente è lo spagnolo Adolfo Nicolas Pachon.
L'impegno per i poveri
Sotto il generalato di Pedro Arrupe (1965-1983), l'ordine vide diminuire il numero dei suoi membri, che aveva toccato il suo massimo, ma al suo interno conobbe uno sviluppo la coscienza di un legame fra l'attività pastorale e l'impegno per la giustizia sociale.
Sono anche i primi anni nella Compagnia di Jorge Mario Bergoglio, entratovi a 22 anni nel 1958 e ordinato prete il 16 dicembre del 1969, la cui figura si caratterizza proprio per la sua austerità e per il suo andare nelle strade, in mezzo alla gente.
"Potenzialità e sfide irrisolte della globalizzazione"
Per padre Franco Imoda, ex rettore dell'Università Pontificia Gregoriana (fondata da Ignazio di Loyola) i gesuiti non possono essere catalogati né come progressisti né come conservatori, "forse categorie un po' superate", perché "bisogna essere conservatori per confermare nella fede i fratelli" e allo stesso tempo "cogliere le esigenze del momento e riuscire a parlare alla cultura e agli uomini di oggi". E per Stefano Femminis, primo laico a dirigere la rivista gesuita "Popoli", proprio con la scelta di un Papa "preso dalla fine del mondo" la Chiesa "non può più essere impropriamente identificata con un'istituzione anzitutto europea o occidentale" ma "apre definitivamente alla globalizzazione, con tutte le sue potenzialità ma anche con le sue sfide irrisolte".
Con Bergoglio, "per la prima volta un Pontefice guarderà il mondo e la Chiesa con gli occhi del Sud del pianeta, che conosce squilibri economici aberranti e, della globalizzazione, la prepotenza che rischia di annientare culture e identità".