Svizzera

"È un giorno felice, ma resto vigile"

Intervista all'ex consigliere federale Christoph Blocher, dopo l’affossamento dell’accordo quadro

  • 26 maggio 2021, 20:38
  • 10 giugno 2023, 11:17
Christoph Blocher

Sorride Christoph Blocher ritiratosi dal Parlamento 7 anni fa per concentrarsi nella battaglia contro l'accordo quadro

  • Keystone
Di: Alan Crameri

Avversario dell'accordo istituzionale della prima ora, Christoph Blocher (UDC) aveva abbandonato il Parlamento proprio per combattere un avvicinamento istituzionale della Svizzera all'Unione Europea. L'ha fatto soprattutto dietro le quinte. Oggi, nel giorno in cui il Consiglio federale ha annunciato che non lo firmerà, ha rilasciato alla RSI un'intervista esclusiva.

Signor Blocher, ha vinto senza dover nemmeno lottare troppo. Se l'aspettava che sarebbe stato così facile?

"No, e non mi interessa se ho dovuto combattere oppure no. Questo è un giorno felice, un giorno felice per il popolo svizzero. L'accordo quadro ci avrebbe privato di parte della democrazia diretta, avrebbe instaurato giudici stranieri, e non avremmo praticamente più potuto disdirlo. Per questo dico che è un giorno felice".

Ora però son da mettere in conto problemi a breve termine per l'economia svizzera.

"La forza economica della Svizzera è la sua forma statale. E lo sanno anche gli imprenditori. Gli svantaggi che si prospettano sono trascurabili. Salvare la democrazia diretta è rilevante economicamente. Il nostro paese è uscito dalla povertà grazie alla sua Costituzione e grazie al fatto di non essersi legato a organizzazioni internazionali".

Svantaggi trascurabili dice… ma l'accordo sull'elettricità, che manca, non è irrilevante!

"Dipende dai contenuti. E nessuno creda che in caso di crisi - in questo caso di scarsità di energia - qualcuno ci aiuti dall'estero. Non accadrebbe nemmeno con un accordo. L'abbiamo capito durante la pandemia. Ma un accordo sull'elettricità verrà concluso comunque se è nell'interesse di entrambe le parti".

Ma come si immagina i rapporti a medio termine con l'Unione Europea? Un semplice accordo di libero scambio, anche modernizzato, per molti è insufficiente, visti i rapporti stretti.

"Basta continuare con la strategia adottata finora. Bruxelles già dopo il non allo spazio economico nel 1992 aveva detto che non avrebbe fatto accordi bilaterali... quindi se oggi minaccia, direi di aspettare e vedere cosa succede".

Vuol dire che salva anche la libera circolazione delle persone?

"La nostra iniziativa per abolirla purtroppo non è stata accettata. Per me è chiaro che l'immigrazione eccessiva ha diminuito la produttività economica. Cerchiamo di arginarla con gli strumenti dell'iniziativa sull'immigrazione di massa. Ma ora la libera circolazione è lo status quo, e ci possiamo convivere".

Lei si è ritirato dal Parlamento dicendo di volersi concentrare sull'accordo quadro. Ora che la missione è compiuta, si ritira del tutto?

"È da sette anni che lotto in continuazione contro questo accordo quadro, dietro le quinte e pubblicamente. Ho detto che questo è un giorno felice, ma allo stesso tempo dobbiamo restare vigili. Abbiamo visto durante le trattative che il Consiglio federale era disposto a sacrificare parte della nostra sovranità, quindi non escludo che in futuro voglia limitare in altro modo la nostra indipendenza".

Quindi resta attivo...

"È indispensabile. Purtroppo la mia missione non è ancora conclusa".

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