Il Consiglio degli Stati ha approvato lunedì (con 31 voti a 9) la Riforma III dell’imposizione delle imprese, progetto che mira a rafforzare la competitività della piazza imprenditoriale, in seguito alla prevista abolizione degli statuti fiscali speciali per le società holding e quelle di gestione straniere. La riforma costerà in perdite fiscali più di un miliardo all’anno. La Confederazione interverrà versando ai cantoni 1 miliardo a titolo di compensazione, almeno parziale.
La riforma è da ricondurre alle pressioni da parte dell'UE e dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), le quali ravvisano una concorrenza sleale, a livello internazionale, nei regimi di favore applicati dalla Svizzera. La revisione, quindi, porrà fine alle disparità di trattamento fiscale tra imprese che realizzano utili all’estero e quelle che sono invece operative sul suolo elvetico.
Per rimanere attrattivi e arginare le perdite fiscali bisognerà introdurre nuove misure e detrazioni che siano favorevoli alle aziende e che, allo stesso tempo, risultino conformi alle direttive europee. Si tratterà dunque di ridurre l'imposta sull’utile (il tasso medio cantonale dovrebbe scendere dal 22% al 16%) e di adottare degli alleggerimenti fiscali per le aziende che investono nella ricerca.
L’idea non piace a tutti e non è escluso che si giunga ad un referendum. Il dossier passa intanto al Nazionale.
ATS/CaL
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