Ticino e Grigioni

Il delitto nella mente di un omicida

Lo psichiatra Tazio Carlevaro parla dei limiti che possono avere le istituzioni e gli esperti nel prevenire drammi come quello avvenuto alle scuole dei Ronchini

  • 14 maggio 2023, 20:44
  • 9 agosto 2023, 21:33

Il delitto nella mente di un omicida

Il Quotidiano 14.05.2023, 19:00

Di: QUOT

Il ricovero coatto cui l’omicida era stato sottoposto negli scorsi mesi era un campanello d’allarme. Oppure il dramma avvenuto alla scuola di Aurigeno, dove un 42enne del locarnese giovedì scorso ha ucciso con dei colpi d’arma da fuoco il custode 41enne, è stato un esito che è andato ben oltre le minacce rivolte alla vittima per il legame con la sua ex moglie.

I campanelli d’allarme non sempre suonano chiari come appaiono con il senno di poi, spiega alla RSI lo psichiatra Tazio Carlevaro: "Ci sono molti segnali d’allarmi e sono variabili a seconda delle persone. Ci sono persone che minacciano ed altri che pensano e basta. C’è sempre un’emotività molto forte e c’è sempre qualche cosa che stanno perdendo. Può essere la stima di sé stessi oppure la presenza di altre persone". Sempre, continua l’esperto, "c’è un aspetto minaccioso. Però sono molto pochi quelli che passano all’atto". Stabilire se ci sarà il passaggio all’azione, dice Carlevaro, "è la grande incognita di fronte a queste situazioni".

Compito delle istituzioni è appunto quello di monitorare le situazioni critiche. "Possono fare quello che sono in grado di fare. Ad esempio, la libertà di una persona non può essere tolta sulla base solo di sospetti. Deve essere qualcosa che allarma e magari delle prove che c’è già stato un tentativo". L’ospedalizzazione, ricordiamo che l’omicida di Aurigeno era stato sottoposto ad un ricovero coatto a Mendrisio nel 2022, non è risolutiva: "Se una persona entra in clinica può calmarsi, ma una volta tornato a casa si ritrova nella situazione e nell'ambiente di prima".

Un metro di valutazione importante è affidato alla figura dello psichiatra: "Il suo ruolo è di valutare l’importanza dell’emotività di una persona e le sue capacità di dominare la propria risposta attiva che vorrebbe dare. Può essere un omicidio, ma anche un suicidio. Soltanto che non esiste un test che ti dia una risposta, non esiste un esame. Non c’è nulla di questo tipo".

Resta il legame stretto tra il dolore che la persona vive e la trasformazione in qualche cosa di crudele. "In un certo senso sì e vuol dire l’abolizione della propria coscienza morale. Quando uno si sente preso nel proprio narcisismo e crede sia lecito ciò che fa. Anche se sa che ci saranno grossi problemi da affrontare non gli importa, perché pensa di aver risolto il suo problema".

Domani, lunedì, i bambini di Aurigeno torneranno a scuola e la giornata si chiuderà con una fiaccolata rivolta unicamente ai membri della comunità valmaggese.

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