Ticino e Grigioni

Assassinio di Besso: detenzione a vita

Chiesta la pena massima, nessun movente passionale

  • 13.12.2012, 20:56
  • 05.06.2023, 18:40
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Pena massima! Detenzione a vita per assassinio (con modalità particolarmente perverse e senza scemata imputabilità), subordinatamente omicidio intenzionale, appropriazione indebita, truffa aggravata e in parte tentata, nonché sviamento della giustizia. È questa la richiesta del pp Moreno Capella per H.P.M., da lunedì alla sbarra alle Assise criminali a Lugano per aver ucciso M.D. con 28 coltellate, l’11 novembre 2010, nel suo appartamento di via Sorengo a Lugano.

L'accusa: "H.P.M. non è un omicida, ma un assassino!"

Secondo la pubblica accusa non si è trattato di un omicidio passionale, né premeditato, ma è stato un assassinio organizzato (pulizia, camuffamento scena del crimine), favorito da due moventi: uno finanziario, relativo a 200'000 franchi da restituire alla vittima, e uno relazionale-affettivo, da ricercare nell’amore non corrisposto di H.P.M..

Non per amore, ma per denaro

Nel luglio del 2009, in seguito alla morte della madre, M.D. eredita quasi mezzo milione di franchi in liquidità e titoli. Di quel capitale, 200'000 franchi vengono dati ad H.P.M., affinché li faccia crescere. Lo scopo di M.D. è racimolare denaro a sufficienza per comperare una casa a fine 2010.

A fine 2009 però la situazione economica di H.P.M. è difficile. Egli è abituato a vivere nel lusso, spende 3'500 franchi al mese di affitto, ma sui suoi conti sono sulla via della siccità e non gli resta nemmeno un titolo. Inoltre, nei suoi confronti pendono procedure esecutive e attestati di carenza beni per centinaia di migliaia di franchi. Tuttavia, risulta a suo nome un investimento da circa 100'000 franchi in prodotti finanziari particolarmente aggressivi; in poco tempo ne perde 60'000.

L’epilogo è drammatico: l’11 novembre 2010 H.P.M. non solo non restituisce il denaro, ma uccide M.D. con 28 coltellate.

Smontato il movente passionale

H.P.M. – nei giorni scorsi – aveva descritto l’omicidio come un raptus, scatenato dal rifiuto sentimentale oppostogli da M.D., nonché da una serie di insulti (in sintesi: si trovano in cucina, M.D. rifiuta H.P.M., H.P.M. uccide M.D). L’imputato cerca insomma di sostenere la tesi del movente passionale, che peraltro comporterebbe una pena molto minore.

Il pp Moreno Capella però non ci sta: non vi fu una relazione sentimentale tra i due, dunque il movente passionale non è ipotizzabile. Molti testimoni raccontano di un H.P.M. innamorato, ma non corrisposto. A casa di M.D. non sono state trovate testimonianze del fantomatico amore: "Non una foto - prosegue il pp - appesa o salvata nel computer". Capella non usa mezzi termini: “Non facevano nemmeno sesso”.

Inoltre la pubblica accusa non ha dubbi: in cucina non sono state trovate tracce di schizzi di sangue, bensì solo segni di gocciolamento. L’omicidio sarebbe avvenuto altrove, ad esempio in corridoio, e non per mezzo di un coltello qualunque. Insomma, gli accertamenti della polizia descrivono una dinamica dei fatti diversa da quella raccontata dall’imputato.

Angelo Dandrea

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