I lavoratori frontalieri non sembrano trovare pace, neanche in patria. Se a livello istituzionale - con lo sblocco dei ristorni da parte di Bellinzona - i rapporti tra Svizzera e Italia sembrano essersi appianati, chi si sveglia all’alba per andare a lavorare sul suolo confederato sembra da un po’ di tempo penalizzato anche dal proprio paese.
Uno dei problemi principali in Italia per i lavoratori frontalieri risiede nella mancata modifica della legge 147/97 ( vedi a lato ), che regola i rapporti fra Berna e Roma in materia di frontalierato. A tale proposito i maggiori sindacati italiani – CGIL, CISL e UIL – unitamente al padronato ACLI, hanno chiesto il 16 giugno scorso un incontro con la neo istituita Commisisone speciale per i Rapporti tra Italia e Svizzera della Regione Lombardia. Abbiamo chiesto delucidazioni in merito all’incontro ad Alberto Anghileri , responsabile frontalieri per il sindacato CGIL Lombardia.
Signor Anghileri, innanzitutto le chiedo se questo incontro con la Commissione speciale c’è stato e, soprattutto, di cosa avete discusso o dicuterete nelle stanze del Pirellone?
A dire il vero l’incontro non si è ancora svolto, ma credo che riceveremo a breve una comunicazione da parte della Regione. Quello che chiediamo è fondamentalmente l’istituzione di un tavolo di discussione permanente sui problemi dei frontalieri, che in Lombardia sono molto sentiti.
Nello specifico quali saranno i punti in discussione?
Innanzitutto vogliamo avere chiarimenti sull’iter parlamentare della modifica delle legge 147/97. Nella scorsa legislatura la Camera dei deputati ha approvato una riforma della legge, ma la crisi istituzionale del paese e le successive elezioni anticipate ne hanno bloccato l’iter provocandone l’arenamento in Senato. L’aspetto centrale della modifica di legge risiede nel cambiamento dell’importo dell’assegmo di disoccupazione per frontalieri (Disoccupazione Speciale Frontalieri, ndr) e nell’estensione della durata di questo ammortizzatore sociale. In questo senso, per capire se il progetto di legge andrà in porto e a che punto è il suo iter, noi dei sindacati abbiamo chiesto un incontro anche al Ministero del lavoro e a quello egli Esteri. Abbiamo peraltro in programma un incontro con tutti i parlamentari lombardi e con i consiglieri regionali per affrontare queste problematiche.
Cosa rimproverate, quindi, alle istituzioni italiane?
Rimproveriamo loro la mancata modifica della legge, che provoca ripercussioni catastrofiche su quei frontalieri che si ritrovano senza lavoro. Prima i disoccupati italiani che lavoravano oltre confine percepivano l’indennità speciale frontalieri, il cui importo era sostanzialmente uguale a quello della disoccupazione svizzera, mentre ora l’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) corrisponde loro la disoccupazione italiana ordinaria, il cui importo è circa la metà del precedente. La normativa attuale sui frontalieri, inoltre, ha origini antichissime (legge del 1997, ndr) e corrisponde lo status di lavoratore frontaliere solo a chi risiede entro 20 km dal confine italo-svizzero. La crisi in Italia, però, ha portato molti residenti oltre questi 20 km ad andare a lavorare in Svizzera, ma questi lavoratori agli occhi delle Istituzioni italiane non sono né carne ne pesce.
E alla Svizzera e ai suoi datori di lavoro, cosa rimproverate?
Il problema ora non è istituzionale ma è legato al clima non certo favorevole che si è venuto a creare contro i lavoratori italiani, visti di cattivo occhio dai ticinesi che li incolpano di rubare loro il lavoro. Si tende inoltre ad assumere lavoratori italiani per abbassare gli standard salariai in Ticino, insieme ai nostri colleghi dei sindacati elvetici ci stiamo quindi impegnando per risolvere questo problema di dumping.
di Ludovico Camposampiero
Frontalieri: stessi contributi e medesime prestazioni
Un frontaliere paga i contributi per la disoccupazione? Se sì, da chi la percepisce? E un italiano prossimo alla pensione avrà diritto all’AVS? Abbiamo chiesto delucidazioni in merito alle deduzioni dalla busta paga di un frontaliere e alle rispettive prestazioni ad Andrea Puglia del sindacato dell'Organizzazione Cristiano Sociale Ticinese (OCST), il quale ci ha spiegato che il frontaliere è equiparato al lavoratore ticinese e che i contributi prelevati dalla sua busta paga sono esattamente gli stessi di quelli pagati da un indigeno, come pure le prestazioni correlate.
Ne consegue che un lavoratore che per decenni ha pagato l’AVS al momento del pensionamento godrà esattamente degli stessi contributi percepiti da un residenze in Svizzera. Ma la disoccupazione? È questa la nota dolente. Puglia ci spiega che “la Svizzera trattiene lo stesso importo a lavoratori indigeni e frontalieri, per poi riversare una cospicua quota dei soldi prelevati agli italiani direttamente nelle casse dell’INPS. Quando un lavoratore italiano in Svizzera viene licenziato, però, perde lo status di frontaliere e per quanto riguarda la disoccupazione rientra sotto la giurisdizione italiana. Con l’importo ricevuto l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale dovrebbe poi finanziare il Fondo per la Disoccupazione Speciale per Frontalieri (nel 2012 i soldi in cassa erano circa 340 milioni di euro).
Dallo scorso anno, sulla base di una normativa europea, l’INPS ha deciso di non corrispondere più al disoccupato frontaliere l’assegno speciale (il 50% dell’ultimo salario), ma di concedergli la disoccupazione ordinaria, pari ad un importo mensile netto di massimo 950 euro. Va inoltre aggiunto che in Italia una volta ottenuto il posto fisso, si può essere licenziati molto difficilmente. In Svizzera, invece, non c’è protezione sul contratto, l’assegno di disoccupazione maggiorato per frontalieri era stato pensato proprio per il rischio di essere licenziati dall’oggi al domani.
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intervista alberto anghileri cgil frontalieri 1.MUS
RSI Info 24.06.2013, 19:21
intervista alberto anghileri cgil frontalieri 1.MUS
RSI Info 24.06.2013, 19:21
La legge 147/97
Si è arenata in Parlamento la modifica della legge 147/97 sui trattamenti speciali di disoccupazione dei frontalieri italiani in Svizzera. Le proposte di modifica sono quattro, innanzitutto quella che mira ad assicurare che il fondo speciale istituito presso l’INPS (attualmente di circa 340 milioni di euro) venga utilizzato solo per il pagamento dei trattamenti di disoccupazione ai lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. L’altro importante cambiamento riguarda l’aumento a 18 mesi del periodo di indennizzo per i frontalieri di età compresa tra i 50 e i 52 anni e a 24 mesi per gli over 56. Le altre modifiche mirano a correggere lacune nell’applicazione della legge e a favorire il reinserimento dei lavoratori frontalieri disoccupati nel mercato del lavoro italiano. Va ricordato che da settembre 2012 l’INPS, con una decisione per molti arbitraria, ha deciso di non più corrispondere ai lavoratori frontalieri disoccupati l’indennità Speciale Frontalieri – il cui importo è circa uguale a quello della disoccupazione svizzera – ma l’indennità di Disoccupazione Italiana non Agricolo, dall’importo nettamente inferiore.
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RSI Info 24.06.2013, 19:21