L’occupazione di Gaza City da parte dell’esercito israeliano è di fatto cominciata con l’ingresso di reparti corazzati in alcuni quartieri periferici.
Nelle scorse ore si sono intensificati gli attacchi contro diverse aree della Striscia, in particolare Gaza City, causando l’uccisione di diverse persone e il ferimento di altre decine, tra cui donne e bambini. Questo è quanto riportano i media arabi tra cui l’agenzia palestinese Wafa e l’emittente Al Jazeera. Gli attacchi aerei stanno prendendo di mira quartieri densamente popolati, sottoposti da giorni a continui bombardamenti israeliani. Venerdì sera, pesanti fumogeni sono stati lanciati sulla parte occidentale di Gaza City, provocando malori tra i residenti, riporta sempre Wafa. I caccia hanno anche lanciato diversi raid nel quartiere di Sabra, a sud della città, in concomitanza con il lancio di droni nel quartiere di Sheikh Radwan, a nord-ovest della città. Le forze di occupazione hanno anche circondato il quartiere di Zeitoun, a est. Bombardamenti si sono registrati anche sui campi profughi di Al Nuseirat e Khan Younis, e perfino nella zona di Mawasi a Rafah, dove sarebbero diretti gli sfollati. L’ospedale Al-Awda di Gaza City registra la morte otto palestinesi, tra cui tre bambini, e il ferimento di 40 persone, tra cui 9 donne nelle ultime 24 ore, a seguito di un attacco delle forze israeliane presso un punto di distribuzione di aiuti umanitari nella parte centrale della Striscia.
Intanto, a quasi un milione di palestinesi è stato ordinato di spostarsi verso sud. Colpite strade e case, gli sfollati marciano tra le macerie. La presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) Mirjana Spoljaric ha denunciato i piani israeliani per un’evacuazione di massa di Gaza City prima dell’occupazione militare, insistendo sul fatto che non è possibile realizzarla in sicurezza. “È impossibile che un’evacuazione di massa di Gaza City possa mai essere effettuata in modo sicuro e dignitoso nelle attuali condizioni”, ha dichiarato in una nota, descrivendo il piano di evacuazione come “non solo irrealizzabile, ma anche incomprensibile”.
Sulla testa dei palestinesi venerdì è anche piovuta la bomba diplomatica lanciata dagli americani, che hanno deciso di revocare i visti ai rappresentanti dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), compreso il suo presidente Mahmoud Abbas, in vista dell’imminente Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Le due organizzazioni, recita la nota del Dipartimento di Stato USA, “devono ripudiare sistematicamente il terrorismo - incluso il massacro del 7 ottobre - e porre fine all’incitamento al terrorismo nell’istruzione”. I suoi rappresentanti devono poi “porre fine ai tentativi di aggirare i negoziati attraverso campagne internazionali, inclusi appelli alla Corte Penale Internazionale e sforzi per ottenere il riconoscimento unilaterale di un ipotetico Stato palestinese”.