Il riaccendersi della polemica sulla raffigurazione di frontalieri e, soprattutto, padroncini con le non proprio piacevoli sembianze dei ratti, è ormai cosa fatta e ha raggiunto anche le alte sfere della vicina regione Lombardia.
In sintesi, lunedì i democentristi hanno rilanciato la propaganda anti-frontalierato, riciclando le pantegane che suscitarono tanta rabbia (e minimi consensi) nel 2010, arrivando a creare le basi per un attrito non da poco tra Svizzera e Italia.
Ora, dopo quasi quattro anni i roditori della campagna UDC “Bala i ratt” sono tornati in scena, subito meritandosi le critiche veementi del governatore della Lombardia, Roberto Maroni. Mercoledì l’ex segretario leghista ed ex ministro dell’Interno fino al 2011 ha precisato che i rapporti con il Ticino “sono improntati al buon vicinato, ma gli svizzeri non possono considerare i lavoratori lombardi come dei topi. Sono lavoratori che (…) hanno una dignità che va rispettata e sono persone che svolgono la loro professione rendendo un servizio alla società ticinese”, ha precisato Maroni.
Il governatore lombardo ha voluto poi rimarcare che senza i frontalieri lombardi “di là non so cosa potrebbe accadere”, precisando poi che “in casa propria ciascuno è libero di decidere come meglio crede, ma i nostri lavoratori hanno una dignità, che va rispettata” e concludendo il suo intervento odierno all’assemblea delle Cooperative italiane in Lombardia rammentando l’esigenza di un rapporto di collaborazione leale tra istituzioni, sia quelle ticinesi, sia con il Governo di Roma.
LombardiaNotizie/ANSA/EnCa