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Grecia, il giorno della svolta

Gli importi del salvataggio della Grecia non sono abnormi, ma tutto deve funzionare – L’analisi di Giorgio Arfaras

  • 11.08.2015, 14:42
  • 07.06.2023, 11:34
Verso rapporti più distesi?

Verso rapporti più distesi?

  • reuters

L’accordo tra Grecia e rappresentanti di Unione Europea, Banca centrale europea (BCE) e Fondo monetario internazionale (FMI) è stato raggiunto. A questo punto, però, ricomincia la salita per uscire da una situazione d’indebitamento e di crisi che in questi ultimi mesi ha portato la Grecia fino alla soglia della porta d’uscita dall’euro e, fors’anche, dell’Europa. Giorgio Arfaras, direttore della Lettera economica del Centro Einaudi ed economista, analizza la situazione che si verifica da oggi, martedì 11 agosto, tra salvataggio e debito pubblico.

Il controllo del debito pubblico greco si ottiene attraverso: 1) un bilancio dello stato in avanzo prima del pagamento degli interessi – ossia un "saldo primario" in surplus, e 2) un debito che costa poco e che scade avanti nel tempo – ossia che scade quando si avrà una crescita stabile. Per arrivare al controllo del debito il governo greco 1) deve accelerare il passo delle riforme in campo pensionistico e in quello delle imposte indirette. Fatto questo passo 2) si ha da parte dei paesi dell'Euro-zona una riapertura dei finanziamenti vecchi – ossia quelli che coprono le scadenze giunte a maturazione - e nuovi – ossia quelli che sono sorti per l'aggravarsi della crisi.

Il costo del salvataggio è stimato intorno agli 85 miliardi di euro, cifra che pare "mostruosa", ma che si impiccolisce, se si va avanti nell'analisi.

La Grecia ha dei debiti verso la Banca Centrale europea (BCE) e verso il Fondo Monetario internazionale (FMI). Questi vanno assolutamente resi. Nel caso della BCE, se la Grecia non rende il dovuto, si trova nella condizione di avere la liquidità prestata alle sue banche priva di garanzia. E, senza garanzia, i soldi sono richiamati dal creditore. La Grecia nel contempo deve ricapitalizzare le sue banche, messe in crisi dall'esplosione dei crediti inesigibili e dal ritiro dei depositi. Insomma, la Grecia deve trovare i soldi per la BCE, il FMI, e per le sue banche. Per la BCE deve trovare 15 miliardi di euro, per il FMI 10, per le banche 25. Il totale è 50. Una volta risolto questo problema, la Grecia potrà ricevere ben 35 miliardi di euro per la sua crescita. Non sono esborsi nuovi per l'Unione Europea, perché fanno parte delle spese decise - sono i fondi strutturali che vengono erogati ai paesi per aiutare la loro crescita.

A fronte di tutti queste operazioni è richiesto l'intervento di un costituendo fondo per la privatizzazione dei beni pubblici. Un fondo di 50 miliardi. Se il Fondo privatizza e incassa, i primi 25 miliardi tornano ai creditori che hanno finanziato la ricapitalizzazione delle banche greche. Se tutto va bene, i creditori si riprendono quindi i 25 miliardi dati alle banche greche, mentre i 35 miliardi per gli investimenti sono un'uscita di cassa, ma non di competenza. Il totale è 60 miliardi.

Morale, se tutto funziona, i nuovi crediti dell'Euro-zona (ex-BCE) verso la Grecia diventano (85-60) pari a 25 miliardi. La Grecia può quindi risanarsi restando nell'euro, con i suoi creditori che la salvano, salvando allo stesso tempo il progetto dell'euro senza drammi maggiori, nemmeno poi spendendo troppo.

Giorgio Arfaras

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