Arte

Paul Gauguin

Una sintesi accesa

  • 7 giugno 2023, 00:00
  • 31 agosto 2023, 12:04
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Paul Gauguin, 1891

  • Photo: akg-images
Di: Mattia Cavadini

Paul Gauguin (7 giugno 1848 – 8 maggio 1903) è un pittore acceso. I colori delle sue tele sono vibranti, potenti, primari, come se inglobassero una traccia della natura primitiva che intendono rappresentare. La ricerca di figure e ambientazioni esotiche conferisce alle sue opere un’aura di mistero, di sospensione e solennità. Un’aura che lo distanzia dagli impressionisti, sebbene l’esigenza di base sia la stessa: riprodurre la natura dopo averne fatta piena esperienza en plein air.

I quadri di Gauguin sono permeati da una certa staticità, la stessa staticità di una gemma, o di una freccia che saetta nell’aria. Staticità che sembra catturare la verità di un istante, reso palese dalla matericità dei colori.

Rispetto agli impressionisti Gauguin sente di dover mettere sulla tela immagini e visioni che incorporino una dimensione personale ed emotiva. Il paesaggio cessa di essere uno specchio del reale, e si arricchisce dell’eco che la realtà compie dal cosmo all’interiorità. I quadri acquistano così emozione ed espressività. Allo stesso tempo è come se si immobilizzassero in una riproduzione potente e atemporale.

La visione dopo il sermone, 1888

La visione dopo il sermone, 1888

Nato a Parigi il 7 giugno 1848, Gauguin vive una vita avventurosa e itinerante. La sua nascita coincide con uno dei momenti di maggiore tensione politica (a seguito del colpo di stato che Napoleone III sta preparando per restaurare l’impero), tensione che tocca da vicino la famiglia di Gauguin: il padre viene infatti esiliato per le sue idee filorepubblicane. La famiglia parte dunque alla volta di Lima, in Perù, attesa dai parenti della madre. Il padre muore durante il viaggio. Gauguin trascorre in Perù i primi anni della sua infanzia, finché la madre decide di fare ritorno in Francia nel 1855. Il soggiorno in Sudamerica, radicato nei primissimi ricordi di Gauguin, influenza il futuro dell’artista e il suo interesse per i paesaggi incontaminati e le culture animiste.

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, 1897
  • Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, 1897

All’età di diciassette anni Gauguin si imbarca come marinaio su un mercantile diretto in Brasile. A ventitré anni lascia la marina, si trasferisce a Parigi e inizia a lavorare come agente di cambio. Nel 1873 si sposa con la danese Mette Sophie Gad da cui ha cinque figli. In questi anni inizia a dipingere come autodidatta. Nel 1875, dopo l’incontro con Camille Pissarro, si avvicina agli impressionisti. Il crollo della borsa di Parigi del 1883 segna una svolta nella vita di Gauguin. Rimasto senza lavoro, l’artista inizia a girare la Francia, l’Inghilterra, Panama, la Martinica. I colori decisi e lo stile di pittura primitivo di Gauguin convincono nel 1888 il mercante d’arte Theo van Gogh a offrirgli uno stipendio di 150 franchi in cambio di un quadro al mese. È di questo periodo l'idea di trasferirsi ad Arles in Provenza per vivere assieme a Vincent van Gogh. La convivenza tra i due non funzionerà e Paul Gauguin nel 1891 decide di partire per Tahiti, convinto di non tornare mai più. Farà, invece, un breve ritorno in Francia, costretto da necessità economiche, quindi, grazie ai soldi inviatigli dalla moglie, tornerà in Polinesia nel 1893 questa volta facendo rotta sull’isola di Hiva Oa. Morirà di sifilide nel 1903, a 56 anni

Lo spirito dei morti veglia (Manao tupapau)

Lo spirito dei morti veglia (Manao tupapau), 1892

Le opere di Gauguin mostrano una stretta discendenza dai quadri di Delacroix e dagli autori di stampe giapponesi. Dal primo assorbe le tinte vivide e il tono drammatico, mentre dalle stampe giapponesi eredita una visione antinaturalistica, che gli consente di rappresentare la realtà come la sente e non come la vede (da qui la preferenza per inquadrature molto marcate, che indugiano sui personaggi piuttosto che sull’ambiente).

L’incontro nella campagna Bretone con i primi esponenti del cloisonnisme determina la direzione definitiva della pittura di Gauguin: tramite questa tecnica riesce a trovare il modo di sublimare al massimo i colori netti, racchiudendoli in campiture ferme e delineate.

Arearea, 1892
  • Arearea, 1892

Durante gli anni polinesiani, immerso in paesaggi incontaminati lontani dalla modernità e dal progresso, Gauguin trova una sorgente inesauribile di ispirazione e, con il trascorrere del tempo, raggiunge un progressivo equilibrio tra forme e colori, semplicità e solennità, immobilità ed essenzialità.

Nella produzione tahitiana di Gauguin abbondano dipinti che hanno per protagoniste le donne indigene: si tratta di opere votate all’essenzialità, sia compositiva che cromatica. L’esotismo di queste opere non è né decorativo, né descrittivo. Piuttosto, intende evidenziare l’incontro fra due culture, quella panica e primitiva con quella cristiana. In questo incontro sta la grandezza dell'opera di Gauguin, sempre alla ricerca di una sintesi, non solo spaziale, ma anche temporale: la sintesi dell’eterno presente.

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