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Sochi, il karaoke e i gay

Nonostante le minacce di boicottaggi e il timore di manifestazioni ai Giochi, Sochi rimane una delle mete preferite dalla comunità gay russa - puntata 6

  • 20.01.2014, 09:30
  • 06.06.2023, 13:18
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Gli artisti del Mayak in scena

  • rsi

La pioggia non è battente, ma ostruisce comunque la visuale dal finestrino. Stiamo percorrendo via dell'uva.

Il quartiere centrale di Sochi, in collina, è il più prestigioso della città. L'autista mi indica una via laterale: "da qui si arriva a una delle dacie (residenze secondarie, ndr) di Putin". Alla mia richiesta di imboccarla, sbotta in una risata: "impossibile". Negli scorsi giorni il presidente russo ha tenuto una conferenza stampa a una settantina di chilometri da qua, e potrebbe trovarsi proprio a Sochi ora.

Questa è solo la prima tappa di un viaggio che ci porterà nelle viscere della Sochi notturna e nei locali più "in" del centro: l'Abba, il Bar London, il Balalayka. Mancano pochi minuti alle 11. Ci facciamo largo tra i buttafuori e all'ingresso siamo graffiati dalle note stridule di un karaoke. Sembra che qua sia un divertimento irrinunciabile e molto amato. Facile immaginarsi, però, che non per tutti passione e talento coincidano.

L'apice del nostro giro deve ancora arrivare. Ci è stato detto, e poi confermato in maniera ufficiosa dall'ufficio di promozione turistica, che Sochi è anche uno dei luoghi di villeggiatura preferiti dagli omosessuali. Il Mayak è, per loro, il punto di riferimento. È un locale anonimo, all'esterno. Niente insegne luminose, niente energumeni alla porta. Solo una targhetta che io scambierei probabilmente per quella di un dentista.

Dentro, una variegata umanità fatta di eterosessuali eccentrici, gay e lesbiche, "desperate housewives" e coppie attende l'inizio dello spettacolo di Serghei, in arte Isidora, e altri artisti del travestimento. Tutti hanno trovato nel canto e nel cabaret il modo per esprimere la propria omosessualità. Assisto ai lunghi ed estenuanti preparativi (oltre due ore) che precedono l'esibizione. Dicono che gli omosessuali sono discriminati un po' dappertutto. La Russia non fa differenza e la tanto contestata legge sulla propaganda degli stili di vita non ortodossi approvata dal parlamento non ha cambiato di una virgola le loro vite. Probabilmente non lo faranno, in meglio, neppure i giochi. L'accettazione dell'omosessualità richiede cambiamenti culturali di lungo periodo, perché è un processo sociale. Ma ora è tempo di andare, il palcoscenico li aspetta.

Alessandro Chiara

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