Bacchettata la Procura federale

Una bacchettata in piena regola, questo il senso dell’annullamento, da parte del Tribunale Penale Federale, dell’atto d’accusa riguardante il maxi processo sulla ‘ndrangheta che avrebbe dovuto vedere alla sbarra 13 persone sospettate di essere vicine all’associazione mafiosa calabrese.

L’atto d’accusa, stilato dalla Procura federale, costituiva lo sbocco di un’inchiesta condotta su tutto il territorio svizzero, Ticino compreso.

Il Tribunale Penale Federale ha respinto al mittente l’atto d’accusa “sostanzialmente perché ha considerato che le irregolarità rilevate a livello di partecipazione della difesa agli interrogatori dei testimoni a carico, data la loro entità, non possono essere sanate in sede dibattimentale ma rendono necessari un certo numero di complementi istruttori da parte del Ministero pubblico della Confederazione come esplicitamente previsto in questi casi dal nuovo Codice di procedura penale”.

In parole povere andrà rifatto un numero importante di interrogatori dando la possibilità alle difese di controinterrogare.

“ Era dal 2002 che dicevamo che era un’inchiesta kafkiana –dice l’avvocato Tuto Rossi raggiunto dal Quotidiano- Sono stati violati i diritti i diritti della difesa. Chiederò congruo risarcimento per i 3 anni di carcere duro patiti dal mio assistito .”
L’assistito di Tuto Rossi è quel Fortunato Andali accusato di essere il “cervello” della ‘Ndrangheta in Svizzera.

In serata il Ministero pubblico della Confederazione ci ha fatto sapere di essere consapevole dell'importanza del caso e di rispettare la decisione della corte. La situazione è in corso di analisi per stabilire cosa fare.