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Al mercato di Molenbeek

Nel quartiere dove sono cresciuti i terroristi degli attentati di Bruxelles - Il reportage

  • 01.04.2016, 08:13
  • 07.06.2023, 18:53
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Bruxelles, il reportage a 10 giorni dagli attentati - di Lorenzo Giroffi

RSI Info 01.04.2016, 09:16

Bruxelles vive giorni di processi incrociati, in cui s’inserisce anche l’estradizione di Salah Abdeslam, responsabile degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. L’arresto del terrorista, avvenuto nella capitale belga il 18 marzo, quattro giorni prima dei tremendi attacchi in sequenza che hanno scosso ancora una volta l’Europa, ha aperto a tecnicismi giuridici che sembrano essere terminati quest’oggi.

Cedric Mosse, avvocato di Salah Abdeslam, ha dichiarato che il suo assistito ha la piena volontà di consegnarsi alle autorità francesi, per collaborare. Il giudice federale che ha raccolto la testimonianza ha però notificato il tutto quando il tribunale era ormai già chiuso, per questo ogni decisione verrà presa oggi, venerdì 1° aprile. Tuttavia tutti gli elementi sembrano portare alla definiva estradizione in Francia.

Salah Abdeslam abitava a Molenbeek, quartiere separato da un solo canale dal centro città di Bruxelles. Area di forte immigrazione musulmana, in cui davvero l’arabo è la lingua più parlata e le attività commerciali sono tutte mediorientali. Il giorno del mercato è un giorno di condivisione ed incontro, però dopo i fatti del 22 marzo l’etichetta di quartiere vicino agli estremisti islamici inizia a pesare. Così dopo l’ondata di giornalisti presente in città, a Molenbeek pochi sono disposti a parlare dinanzi una telecamera. Da molti stand del mercato si sente: “Basta, non siamo terroristi, siamo solo musulmani”.

Messai, commerciante marocchino arrivato in Belgio quasi venti anni fa, si lascia avvicinare, per un invito a bere un tè alla menta, in uno dei tanti bar arabi che costeggiano il mercato.

“Nessuna religione, tanto meno la nostra, istiga ad un atto del genere. Le persone che hanno fatto quell’orrore sono solo dei drogati, malviventi, anime insalvabili, ma non ci chiamate terroristi. Qui a Molenbeek i musulmani arrivati per esigenze di lavoro non hanno mai lontanamente pensato a qualcosa del genere. Io non so neanche cosa sia lo Stato Islamico”.

Lorenzo Giroffi

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