Il tribunale dell'ONU chiamato a giudicare in appello il leader ultranazionalista serbo Vojislav Seselj lo ha riconosciuto colpevole mercoledì di crimini contro l'umanità commessi durante i conflitti degli anni '90 nei Balcani e lo ha condannato a 10 anni di carcere, pena coperta dal periodo già trascorso in detenzione.
Il fondatore del partito di estrema destra SRS, che in prima istanza nel 2016 era stato assolto fra la sorpresa generale, non era in aula al momento del verdetto.
Seselj si consegnò volontariamente al TPI nel febbraio 2003, restando detenuto nel carcere di Scheveningen fino al 2014, quando fu rilasciato temporaneamente per ragioni di salute e per sottoporsi a cure in Serbia. Da allora non ha più fatto ritorno in Olanda e a più riprese ha ripetuto di non avere alcuna intenzione di recarsi all'Aia per la sentenza di appello.
pon/ATS